Il modello agroalimentare globale può ben essere definito fossile: inadatto al futuro, nocivo per la salute umana, pericoloso per l’ambiente, socialmente iniquo, non etico nei confronti dei viventi: e legato alla petrolchimica. Come quest’ultima, riceve sussidi pubblici malgrado le sue esternalità negative.

MA C’E’ DI PIU’. IL SISTEMA cibo è protagonista di un circolo vizioso intorno alla pandemia da coronavirus, come è stato spiegato nel seminario Diete salutari e sostenibili: ecco perché sono così cruciali dopo Covid-19, organizzato dal Geneva Global Health Hub (rete della società civile per la governance democratica globale), e dalla Society for International Development. Da un lato, l’invasione rovinosa degli ecosistemi è un fattore centrale nell’origine zoonotica di tanti virus. Dall’altro, «il sistema immunitario degli esseri viventi è in stretto rapporto con la qualità della nutrizione e con la biodiversità», ha spiegato Hernando Salcedo Fidalgo, medico, coordinatore in Colombia del programma nutrizione per la rete Fian International. Il concetto di sindemia applicato alla crisi da coronavirus è diventato noto a tutti grazie agli editoriali della rivista Lancet. E in Salvador, ci riferisce l’agenzia Prensa latina, il governo fa campagna per il cibo sano contro obesità e diabete, più acqua e agrumi, no alcol, no grassi saturi, meno zuccheri, più movimento.

MA A LIVELLO MONDIALE, SOSTIENE Salcedo, «la narrazione intorno a Covid-19 si è focalizzata su una sola strategia, riduzionista: igienizzare la crisi, sterilizzare, evitare il contatto, la mobilità. Perché? Per gli interessi economici in gioco; per nascondere le determinanti strutturali della crisi; per perfezionare il controllo sociale».

Tuttavia, dopo la crisi sanitaria, occorre, come hanno spiegato ricercatrici latinoamericane ed europee, ridisegnare i modelli di produzione, distribuzione e consumo alimentare: da un lato far crescere produzioni pulite, dall’altro trovare, per i produttori agroecologici, sbocchi di mercato individuali e collettivi.

CON I PROGRAMMI SCOLASTICI, gli acquisti pubblici, i sostegni. Nel 2018, il rapporto Food Planet Health. Healthy Diets From Sustainable Food Systems della Commissione internazionale Eat-Lancet delineava la dieta salvamondo, criticata poi come troppo costosa per un terrestre su cinque, nei paesi in via di sviluppo. «Ma non è vero: la dieta malsana dei messicani di ci costa di più», secondo Juan Rivera Donmarco, dell’Istituto di salute pubblica del Messico.

STATI UNITI: LA COPERTINA di Newsweek del 17 dicembre 2021 è stata dedicata al Toxic Food che «ci sta uccidendo». La maggior parte degli alimenti dovrebbero recare un’avvertenza: «I cibi ultra-trasformati aumentano il rischio di diabete, obesità, cancro, malattie cardiovascolari, morte per Covid-19». Si legge: «Essere gravemente sovrappeso non è mai stato così pericoloso. Durante l’epidemia di Covid-19, gli statunitensi obesi, senza altri fattori di rischio, sono stati ricoverati in ospedale a un tasso tre volte superiore a quelli che non lo erano. E l’obesità se combinata con altre condizioni di salute legate alla dieta, come le malattie cardiovascolari e il diabete, aumenta il rischio di ospedalizzazione di sei volte e il rischio di morte di dodici volte». Davanti a questo ulteriore allarme, politici ed esperti di nutrizione insistono: occorre porre freni alle aziende alimentari, analoghi a quelli usati davanti alle lobby del tabacco negli anni 1990.

IL PROBLEMA E’ LA CRESCITA ESPLOSIVA di una vasta classe di prodotti alimentari che non sono semplicemente elaborati nel senso convenzionale per allungare la durata di conservazione, ma sono anche spesso modificati per massimizzare sapore, aspetto, consistenza, odore e velocità di digestione. Creazioni di laboratorio, in pratica. Grazie alle quali la metà degli adulti statunitensi ha il diabete o il pre-diabete, tre quarti sono in sovrappeso e circa 100 milioni sono obesi.

CHE COSA C’E’, INFINE, DI PIU’ LONTANO da un sistema alimentare salutare, etico ed ecologico, dei trasporti di milioni di animali d’allevamento su lunghe distanze, strade, mari, rotaie e aerei tra gli Stati membri e verso paesi terzi? Una commissione d’inchiesta del Parlamento europeo, avviata nel giugno 2020, ha concluso i lavori in dicembre riconoscendo lacune e scarsa attuazione delle norme vigenti. Spazi angusti, sovraffollamento, scarsità di acqua e cibo, temperature estreme. Giorni fa i deputati hanno chiesto un piano d’azione incisivo entro il 2023, un idoneo sistema di controllo, e che sia preferito il trasporto di carcasse e carne anziché di animali vivi.

MA E’STATA UN’OCCASIONE MANCATA», per la Lav: per esempio, «il limite delle ore di viaggio non è stato approvato nel caso dei viaggi via mare, nei quali gli animali sono ancor più esposti a condizioni estreme di sofferenza». Nessuna protezione aggiuntiva, poi, per gli animali fragili. Alla fine, per Animal Equality, «hanno prevalso le istanze industriali ed economiche».