“In concerto ci disponiamo a semicerchio. Perché così l’altra parte del cerchio siete voi, il pubblico, e la festa diventa di tutti, di chi suona e di chi ascolta e balla. In un’epoca in cui sembra che la soluzione sia costruire muri per separare le persone, il cerchio riunisce”. Così ha spiegato, nel trionfale concerto genovese di venerdì scorso al teatro La Claque  Mauro Durante. Parole più semplici, dirette ed efficaci non potrebbero essere trovate, per spiegare come lavora il Canzoniere Grecanico Salentino, e quali sia le idee di fondo che tengono viva e palpitante questa strepitosa macchina da suono che, con tutti gli aggiustamenti d’organico del caso, batte implacabile i colpi della pizzica dal 1975. Oggi a capo della formazione che fu ideata dalla scrittrice Rina Durante e che fu guidata da Danilo Durante c’è Mauro, il figlio, una forza della natura (e della cultura) che quando innerva il battito principale al suo gruppo catalizza un suono che sembra un’onda piena e rinfrescante.

IL CANZONIERE ha, per certi versi, percorso i passi di un’altra formazione storica del folk revival italiano, la Nuova compagnia di Canto Popolare: anche loro sono diventati ambasciatori nel mondo del suono radicato nell’oralità e nelle generazioni che furono senza mai dimenticare di tenere gli occhi ben puntati sul presente. Il Canzoniere Grecanico è la Puglia d’oggi, non una cartolina che arriva da un Museo. Non quel localismo ottuso e retrivo che oggi fa da sponda alla squallida onda pan- sovranista. Tant’è che la copertina del disco, lavorato per due anni, ha segno iconico fortissimo di una bottiglia di Coca Cola riempita di rustica passata di pomodoro. Tant’è che nel loro ultimo disco, “Canzoniere” (ingegnere del suono Joe LaPorta, quello di Blackstar di David Bowie) migliore produzione mondiale secondo la prestigiosa rivista di folk e popular music Songlines, ci sono ospiti il cantatore Piers Faccini e Justin Adams dalla band di Robert Plant, musicisti eccellenti e curiosi che hanno trovato un’intesa perfetta con chi teneva il tempo frenetico della danza studiata da De Martino. Una cura per rimediare al veleno di un ragno che era in realtà occasione perché la comunità intera affrontasse il disagio del singolo metasbolozzandolo nella cura collettiva della musica e dell’impianto coreutico. Il Canzoniere Grecanico a Genova era reduce da alcune nuove date italiane che fanno seguito a un tour impressionante in America Latina, e poi in Australia.

PRIMA c’erano stati il Canada, svariati Paesi europei, gli Stati Uniti. Forse chi meglio ha messo in luce il segreto di quel suono strepitoso, in cui deflagrano le timbriche incrociate di bozouki, violino, mille fiati popolari e no, una voce di donna (Alessia Tondo, che sembra arrivare dagli abissi lontani della storia), organetto e tante, tante tammorre è stato lo scrittore Erri de Luca, parlando di loro come di “energia geotermica del Mediterraneo”.  Energia messa in scena anche dall’eleganza sensuale della danzatrice Silvia Perrone. Il Guardian ha scritto di “Una vitalità che a ogni passaggio ti trascina con sé”, il New York Times di “un trionfo costruito su un suono straordinario e stimolante”. In concerto a Genova, peraltro, hanno mostrato anche il loro struggente lato melodico, quello fatto di nuove ballate che hanno l’incanto di linee melodiche perfette, e di arrangiamenti curati sino alla soglia della perfezione: come Tienime, un brano da “Canzoniere” che ascoltato una volta non si dimentica più.