La data del 19 maggio 2015 potrebbe essere ricordata come la fine dell’impunità per chi ha finora inquinato il paese senza pagare mai. Nel pomeriggio di martedì prossimo infatti approderà finalmente nell’aula del senato il disegno di legge sugli ecoreati, arrivato al suo quarto passaggio parlamentare dopo due anni di interminabili discussioni e insopportabili tentativi di insabbiamento.

Si tratta di una straordinaria riforma di civiltà che il paese aspetta da ormai 21 anni. Fatti gravi come l’inquinamento, il disastro ambientale, il traffico di materiale radioattivo e l’omessa bonifica diventerebbero, da reati contravvenzionali meno gravi del furto di una mela, a veri e propri delitti, da contrastare con arresti, intercettazioni e tempi di prescrizione più lunghi. Ma non è tutto così scontato, anzi il voto finale è a rischio. In senato infatti si sta di nuovo discutendo del divieto dell’uso dell’air gun, l’impattante tecnica petrolifera.

Un delitto che non era previsto in nessuno dei disegni di legge presentati da Pd, M5S e Sel, discussi in questi anni, fino ad arrivare al testo unificato. Il «delitto di air gun» è frutto di un emendamento presentato da Forza Italia, che ha sempre votato contro la legge sugli ecoreati, approvato a sorpresa al senato e poi cancellato alla camera, sulla base di un emendamento soppressivo presentato da deputati dello stesso partito. La legge è tornata ora a palazzo Madama, per la quarta lettura, e il ping pong ricomincia, con Forza Italia che, insieme al Gal, ripresenta di nuovo l’emendamento che reintroduce il delitto. L’obiettivo, sfacciato, è quello di contare ancora una volta sul voto di chi, legittimamente, conduce una battaglia politica contro l’air gun, che condividiamo, per rispedire la legge alla camera. Insomma, chi non vuole gli ecoreati lo fa vestendo, in modo paradossale, i panni dei paladino dell’ambiente.

Il M5S e Sel hanno fino ad oggi votato insieme ai partiti di centro destra per reintrodurre questo divieto. Scelta legittima, lo ripetiamo, ma ormai siamo ad un bivio: l’approvazione definitiva dei delitti ambientali e il blocco dell’air gun attraverso il Codice penale sono entrati in conflitto. Votare di nuovo in aula, come avvenuto in commissione, gli emendamenti di Forza Italia rischia di far saltare ancora una volta l’appuntamento con la storia, finendo in una trappola, dimostrata dai fatti, in cui ci auguriamo che nessun senatore giustamente contrario all’air gun cada.

Governo e maggioranza, piuttosto, sostengano gli ordini del giorno con cui si chiede di normare in modo stringente questa tecnica. E non solo: movimenti ambientalisti e forze politiche lavorino da subito, e noi siamo disponibili fin d’ora, per un disegno di legge ad hoc, che potrebbe partire dalle regioni costiere più coinvolte dalle trivellazioni di petrolio.

I numeri al senato sono risicati: il destino della legge e la domanda di giustizia di milioni di cittadini che vivono nelle terre falcidiate dall’attività di ecomafiosi, ecocriminali e industriali senza scrupoli sono nelle mani di quei senatori che si sono battuti in questi due anni per far approvare, finalmente, una riforma di civiltà. Martedì 19 maggio avranno la responsabilità di non far naufragare questi sforzi.

*vicepresidente nazionale di Legambiente
**coordinatore nazionale di Libera