La legge che censura le ong fa un’altra vittima. Il centro Carter ha annunciato ieri che chiude i battenti in Egitto. Le motivazioni del think tank che ha monitorato le ultime sei tornate elettorali dopo le rivolte del 2011 comprendono «la repressione del dissenso dei gruppi di opposizione e di giornalisti critici verso il regime insieme alla restrizione alle libertà fondamentali».

La decisione di chiudere la sede del Cairo riflette «l’ambiente politico profondamente polarizzato e il ristretto spazio per il dissenso». Per questo, le prossime parlamentari (previste entro fine anno) non saranno un passo avanti verso la «transizione democratica».

Non solo, gli studenti egiziani hanno segnato con diffuse proteste l’inizio dell’anno accademico. Contestazioni alle porte degli atenei si sono registrate in tutte le principali università egiziane. Negli scorsi mesi sono state approvate leggi che impediscono l’attivismo politico universitario e impongono la sicurezza privata all’ingresso degli atenei.

All’Università di Al Azhar il movimento Studenti contro il golpe ha organizzato una marcia per chiedere il rilascio dei detenuti politici. Secondo Human Rights Watch sono 110 gli studenti arrestati. Molti sono stati prelevati dalle loro case da ufficiali in borghese.