Hanno spolpato il Corriere della Sera e Rcs Mediagroup e se ne sono andati, rafforzando il principale concorrente: Repubblica. In poche righe il comitato di redazione del CorSera ha spiegato ieri il senso dell’operazione «Stampubblica» che ha sconvolto l’editoria italiana: l’annuncio dell’acquisizione di Itedi (società editrice de La Stampa e del Secolo XIX) da parte del gruppo L’Espresso, e la vendita della quota di maggioranza (16,7%) della società editrice del quotidiano milanese da parte della Fca entro il primo trimestre del 2017.

Ad accendere le polveri è stato il comunicato dell’ad Fca Sergio Marchionne che ha sostenuto di avere «salvato in tre occasioni» il gruppo Rcs assicurando le «risorse necessarie». Il Cdr racconta il modo in cui il gruppo sarebbe stato «salvato». E questo è un affresco del capitalismo italiano ultima generazione: «La verità è un’altra – dicono dal Cdr – In questi anni il gruppo torinese è stato al primo posto tra i nostri azionisti con un ruolo decisivo nella scelta del management». Tale posizione in vista gli ha permesso di impoverire la società editrice «progressivamente e pesantemente con scelte industriali disastrose». Il riferimento è all’operazione «Recoletos», l’acquisizione che ha portato l’indebitamento di Rcs MediaGroup a circa 880 milioni di euro.

In un inchiesta condotta dal Cdr e pubblicata in tre puntate sul Corriere della Sera nel 2013, sono stati spiegati tutti i dettagli. L’operazione datata 2007 costò 1,1 miliardi di euro, nonostante «Recoletos» avesse un fatturato 2006 pari a soli 304 milioni di euro. L’indebitamento del gruppo degenerò. Da quasi zero balzò a 880 milioni. Ciò impose una manovra di rientro: un piano industriale con 800 esuberi, la cessione o la chiusura di dieci periodici e la vendita della storica sede di via Solferino a Milano. Invece di essere ricapitalizzata – continua oggi il Cdr – «la società è stata spolpata e svuotata dalle partecipazioni più rilevanti». Il riferimento è alla recente vendita di Rcs Libri a Mondadori – cioè Berlusconi – che ha creato l’oligopolio del libro «Mondazzoli». Tutte queste operazioni – prosegue il sindacato – sono state condotte da Pietro Scott Jovene, «un uomo-Fiat» e «sono state accompagnate da riduzione del personale poligrafico, giornalistico e amministrativo che ne sta ancora sopportando i sacrifici».

«Finita la stagione dei dividendi, ora che lo sfascio finanziario è compiuto e che il Corriere è lanciato in un progetto editoriale coraggioso e senza precedenti, basato unicamente sullo sforzo della redazione, la famiglia Agnelli saluta e se ne va a rafforzare il principale concorrente. Bel modo di fare». Il riferimento è all’annunciata partecipazione di Exor – la finanziaria degli Agnelli – al polo «La Repubblica-La Stampa» con il 5%, quota che sarà legata a un accordo con la Cir – la finanziaria di De Benedetti – sulle rispettive partecipazioni. «è come se la squadra degli ingegneri di una scuderia di Formula 1, alla vigilia della prima gara di campionato passasse con le idee e i progetti elaborati alla guida del team rivale» commenta il Cdr. In conclusione va citato il giudizio definitivo su chi ha gestito l’operazione, Marchionne e John Elkann: “Non sempre se ne vanno i migliori”.

Ieri Rcs ha chiuso in borsa con un tonfo di circa l’8%. Gli esperti hanno ravvisato il rischio che grandi quantitativi di azioni finiranno sul mercato incidendo negativamente sul prezzo. Il presidente delo Gruppo Sole 24 Ore Benedini, con il presidente di Assolombarda Rocca, hanno smentito le voci di fusione con il CorSera. Il sindaco di Genova Marco Doria e il governatore ligure Giovanni Toti segnalano un rischio occupazione per il Secolo XIX: la sovrapposizione con Il Lavoro, l’edizione locale di Repubblica, fa temere esuberi o licenziamenti.