La transizione della produzione della componentistica auto dai motori tradizionali a quelli ibridi ed elettrici è già in corso da anni. E il caso della Vitesco Technologies del gruppo Continental, multinazionale tedesca dell’automotive, che aveva annunciato per il 2023 un migliaio di esuberi fra addetti diretti (750) e interinali (250) nei due stabilimenti toscani del gruppo, a San Piero a Grado e a Fauglia, dove opera il centro di ricerca mondiale e dove si producono iniettori per motori a benzina e diesel, dovrebbe diventare un caso da studiare. Specialmente al Mise.
Anche grazie a una forte e immediata risposta operaia che ha portato a 16 ore di sciopero e allo stop delle produzioni, con gli stabilimenti deserti, i vertici della multinazionale (Hans-Jürgen Braun e Fernando Viturtia Caurcel) e l’ad di Vitesco Italia, Riccardo Toncelli, sono venuti in Toscana. E hanno fatto marcia indietro: “L’elettrico e l’ibrido si possono fare anche qui – sintetizza Massimo Braccini, che guida la Fiom nella regione – e noi possiamo essere all’altezza di questi tempi, che sono quelli di una nuova rivoluzione industriale. Ma è necessario un accordo sindacale, da fare nei prossimi mesi, che garantisca prospettive, investimenti e occupazione. Perché la riconversione produttiva andrà seguita passo passo”.
Fra i protagonisti della vicenda, assieme ai sindacati confederali metalmeccanici, anche la Regione Toscana, che ha incontrato a sua volta i vertici della multinazionale. “Siamo a una trasformazione epocale – fotografa Enrico Rossi – con il passaggio dai combustibili fossili alla mobilità elettrica. È una sfida, ecologica e tecnologica, che dobbiamo preparare e accompagnare. Questa è un’azienda di altissima qualità, produce diversi brevetti l’anno. Una capacità che la Regione ha supportato, finanziando progetti di ricerca con risorse regionali e dei fondi europei”.
Di qui la messa in cantiere di un accordo sulla trasformazione degli stabilimenti, con un sostegno pubblico alla formazione e alla ricerca. E un primo finanziamento (circa 200mila euro) per un corso di formazione all’elettrico per 100 addetti Vitesco, fra ingegneri e tecnici, assieme all’Università di Pisa. “Noi siamo disponibili – conclude Rossi – a sostenere investimenti verso l’elettrico con i prossimi bandi di Ricerca e sviluppo già a partire dal 2020. E ci attiveremo perché l’attenzione resti massima, e il caso Vitesco sia considerato dal tavolo dell’automotive presso il Mise, da cui potrebbero arrivare altri incentivi”.
“Questo è l’orizzonte futuro – tira le somme Braccini – e non c’è dubbio che uno stabilimento all’avanguardia, con lavoratori preparati e qualificati, debba continuare a produrre. Ma mentre si sviluppano la ricerca e la tecnologia per il passaggio, ormai obbligato, all’elettrico, è importante che prosegua anche la produzione più tradizionale. Perché, come ci dicono i lavoratori, la domanda c’è e rimane forte. A tal punto che ci sono volumi produttivi garantiti per altri quattro anni”.