Non solo le dighe sul fiume Congo, in Africa sono numerosi i mega impianti idroelettrici già funzionanti o in fase di costruzione.

In Lesotho terminerà solo tra oltre dieci anni il progetto di gestione delle acque più grande al mondo dopo la dighe delle Tre Gole in Cina. Si chiama Lesotho Highlands Water Project ed è stato marchiato da un caso di corruzione internazionale che vide protagonista, tra gli altri, l’Impregilo.

In Etiopia è da sempre molto attiva l’azienda italiana Salini che, oltre agli impianti di Gibe, ora si occuperà di un’altra opera faraonica, la Grand Renaissance Dam sul Nilo Blu (costo previsto circa cinque miliardi). Quest’ultima ha già scatenato roventi polemiche soprattutto da parte dell’Egitto, che teme gli effetti nefasti dello sbarramento sui flussi d’acqua.

In Sudan nel 2009 è stata completata la diga di Merowe, nel nord del Paese. Un progetto che ha comportato numerose violazioni dei diritti umani, a partire dalla cacciata con la forza di buona parte dei 50mila sfollati a causa della diga, con la repressione violenta di ogni forma di dissenso.

Altre opere controverse sono quella di Bujagali, sul tratto ugandese del Nilo Bianco e di Lom Pangar, in Camerun. In entrambi i esistono fortissimi dubbi sull’effettivo rendimento economico delle centrale, che se si dovessero rilevare fallimentari rischierebbero di aumentare i debiti dei rispettivi paesi, senza ridurre l’alto deficit energetico delle popolazioni locali.