Recovery fund, servizi segreti, ponte sullo stretto… solo scuse: ciò che Renzi voleva da Conte era semplicemente «rispetto». Come don Vito Corleone, quando ad Amerigo Bonasera che vuole pagarlo per vendicare sua figlia, dice che non vuole soldi: ciò che lui vuole, sussurra, è «rispetto». Al che quello gli bacia la mano e lo chiama Padrino. Oh, non sto mica dicendo che per tenersi Palazzo Chigi Giuseppi deve baciare la mano a Matteo e chiamarlo Padrino, ma una cosa è certa: nel «mondo di sopra» come nel «mondo di sotto», il rispetto è importante. Quando poi, come a Napoli grazie al covid, il «mondo di sotto» ha l’occasione di scalzare definitivamente il «mondo di sopra», allora il rispetto è tutto. Ecco perché oggi come oggi, invece che con le armi i camorristi si contendono il centro storico a colpi di edicole votive.

Da Forcella ai Quartieri Spagnoli passando per Spaccanapoli, gli altarini abusivi che fanno dei capiclan oggetti di culto, si contano ormai a decine. Tra i più esagerati la «storica» cappella eretta dai Giuliano, dove la gente porta fiori e accende ceri; o l’enorme sacrario di via Sant’Arcangelo dove gli affiliati al clan Mazzarella sparano fuochi di artificio per celebrare uccisioni di rivali. Come Emanuele Sibillo, il giovanissimo boss della «paranza dei bambini». E la risposta non si fa attendere: la cappella dedicata a Sibillo nell’androne di un palazzo a San Filippo a Forcella, è infatti ancora più grande e protetta dai nemici con pesanti grate. Un vero e proprio santuario che contiene una statua dello stesso Sibillo, un di lui ritratto e il suo profumo preferito. Ma se le edicole abusive della Malanapoli suscitano gran rispetto ed emanano senso di protezione, non meno totemici sono i più moderni murales, di quelli che incensano alcuni baby-rapinatori. Con un duplice scopo: onorare la memoria di giovani vite stroncate anzitempo, e lanciare un avvertimento alle forze dell’ordine.

Meno visibili, ma non per questo meno conturbanti, sono poi le tante piccole cappelle che sorgono nei cortili e nei parcheggi delle piazze di spaccio di periferia, quali Scampia, Rione Troiano, Parco Verde o Pazzigno. Dove tra icone di Madonne e ritratti di malviventi, statue di San Pio e gigantografie di boss e parenti, viene facile occultare armi e droga che godono evidentemente, oltre che di quella terrena, anche di una certa protezione divina. Ne è riprova il fatto che per quanto sotto gli occhi di tutti, di codesti tempi e tempietti fuorilegge, miracolosamente, il Comune non ne ha mai rimosso manco uno.