Nel boschetto dei sorbi, una donna burkinabè e la sua bambina tirano via sorridenti il telo colorato e scoprono la targa che recita: «Thomas Sankara (1949-1987) – Presidente del Burkina Faso. Ha combattuto per la sovranità alimentare e ambientale del suo paese e per l’autodeterminazione dei popoli africani».

La cerimonia di intitolazione dello spazio pubblico si è svolta a Sorbolo (provincia di Parma) alla fine di ottobre 1987, nell’ambito dell’Ottobre africano, alla presenza delle autorità locali, delle scuole, di associazioni africane e dell’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea.
Il bosco per Sankara è rimasto un caso isolato in Italia. Eppure dovrebbe essere quasi logico dedicare aree pubbliche alberate a questo rivoluzionario ed ecologista, «un presidente non come gli altri» – per citare il suo biografo e amico malgascio Sennen Andriamirado. Sognava di rinverdire il Sahel, reduce dalla terribile siccità degli anni 1970, e agì di conseguenza, nei soli quattro anni di governo che ebbe a disposizione prima di essere ucciso in un colpo di Stato il 15 ottobre 1987.

L’ex presidente burkinabè può essere considerato l’iniziatore delle campagne di riforestazione nel continente africano, sfociate nella Grande muraglia verde dell’Iniziativa per il Sahara e il Sahel, approvata dai governi saheliani a Ouagadougou nel 2005, per coniugare il miglioramento della vita dell’alimentazione delle comunità locali con la lotta ai cambiamenti climatici.

Alla conferenza internazionale Silva per la protezione degli alberi e delle foreste, svoltasi nel 1986 a Parigi, Sankara non si limitò ad accusare l’imperialismo e le multinazionali di essere gli incendiari della natura africana, ma elencava i passi avanti compiuti in meno di due anni dal governo burkinabè, con risorse quasi zero: dieci milioni di alberi piantati nel quadro del Programma di sviluppo popolare che precedeva il Piano quinquennale; il compito dato ad ogni famiglia, nei villaggi e nelle vallate degli scarsi fiumi, di piantumare cento alberi all’anno per arrivare alla meta «ogni villaggio un bosco», rinascita di un’antica tradizione; la rigorosa regolamentazione del taglio e della vendita di legna da ardere (e, insieme, un ampio programma di cucine artigianali a basso consumo); sanzioni pesanti e obbligo di riforestazione per i «criminali incendiari».

Concludeva il presidente: «Il Burkina continua a proporre che l’1 per cento delle colossali somme destinate alla ricerca spaziale vadano a finanziare le piante e la vita», osservando con ironia: «Non abbiamo abbandonato l’idea che un dialogo con i marziani ci possa portare alla riconquista dell’Eden, ma nel frattempo noi poveri terrestri non possiamo rassegnarci a scegliere fra inferno e purgatorio».

Cristina Valenti, assessore alla cultura, alle politiche giovanili e ai rapporti con le associazioni del comune che adesso si chiama Sorbolo Mezzani (un referendum ha sancito la fusione fra due enti locali limitrofi) spiega il percorso che ha portato a intitolare a un grande dell’Africa uno spazio pubblico piuttosto frequentato: «Da diversi anni il nostro comune ha aderito al percorso «Kuminda» per il diritto al cibo, che porta avanti il principio della sovranità alimentare riassumibile così: ogni persona ha il diritto di accedere ad alimenti nutrienti e sani, prodotti in modo sostenibile, e i popoli hanno il diritto di decidere il proprio sistema alimentare e produttivo.

Sono temi che abbiamo portato anche nella scuola, con progetti di sensibilizzazione. Nel 2017, ricorrendo il trentesimo anniversario della morte di Sankara, abbiamo pensato di proporre agli studenti un percorso di conoscenza di questa figura per l’attualità del suo messaggio e dei punti cardine del suo progetto. Fra questi la lotta alla deforestazione, la promozione dell’agricoltura, il richiamo a evitare le monocolture e valorizzare la biodiversità, un argomento centrale anche per Kuminda». Da lì poi, è maturata l’idea di un gesto concreto di impegno e memoria.
Così, a Sankara il 21 ottobre 2017 è stato dedicato un boschetto di sorbi. Non casualmente, spiega l’assessore: «La pianta del sorbo, autoctona, tanto da dare il nome al comune, produce un frutto che è poco più di una bacca, ottimo per fabbricare artigianalmente il liquore detto sorbolino – nella nostra fiera di ottobre premiamo il migliore. Il boschetto è uno spazio pubblico, a disposizione di tutti. Per dedicarlo a Sankara, agli alberi già esistenti ne abbiamo aggiunti altri, piantati dai ragazzi delle scuole con l’aiuto della cooperativa Nativa.

L’impegno a prendersi cura di un’area pubblica, valorizzarla, è continuato nella primavera successiva, andando a innaffiare le pianticelle finché il boschetto non è stato dotato di un impianto di irrigazione autonomo».