Stampate o postate, sono parole grosse quelle che volano. Da una parte Beppe Grillo e dall’altra l’Unità, colpevole (per il capo del M5S) di aver titolato la prima pagina di ieri con un fantasioso «Patto Grillo-Berlusconi: fermare il cambiamento» (con foto dei due fianco a fianco).

L’azzardata congettura, un editoriale firmato da Pietro Spataro, è stata subito derubricata a «balla quotidiana» dal blog di Grillo, che ha rilanciato poche righe velenose distillate da un articolo uscito il giorno prima su Il Fatto Quotidiano – giornale specializzato a girare il coltello nella piaga dei media di sinistra, forse nella vana speranza di rimanere l’unico su piazza. E così, spulciando i dati della crisi, dei contributi pubblici e dei conti in rosso del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, Beppe Grillo ha concluso dicendo «stiamo mantenendo con i soldi di tutti i contribuenti un progetto editoriale di propaganda».

Una minaccia, considerando che tra i venti punti del programma del M5S c’è l’eliminazione dei fondi pubblici per l’editoria. O almeno come tale deve averla vissuta il quotidiano che sta con Pierluigi Bersani se per tutta risposta ha aperto l’home page con il titolo «Grillo vuole chiudere l’Unità, come Berlusconi». Anche il Comitato di redazione (Cdr) ha replicato duramente all’insinuazione del blogger numero 1 che ogni giorno detta la linea, da seguire o da avversare. «Se ne faccia una ragione Beppe Grillo: l’Unità non ha taciuto sotto il fascismo o al tempo dei quotidiani attacchi di Berlusconi e non lo farà oggi. Penalizzata dalla raccolta pubblicitaria e in un regime di mercato distorto dall’assenza di leggi che tutelino la libera concorrenza, l’Unità riceve quei finanziamenti pubblici all’editoria che esistono in tutti i paesi democratici del mondo e che soltanto in Italia sono messi in discussione con una martellante e non disinteressata campagna di disinformazione».

Il Cdr, dopo aver ricordato che i fondi per l’editoria sono già stati ridotti, costringendo alla chiusura diverse testate «specialmente di sinistra», ha sottolineato che «il dissenso e la libertà di pensiero non si possono cassare come un commento sgradito o non allineato al pensiero unico di un blog». E ancora: «E’ il gioco della democrazia e Beppe Grillo dovrebbe imparare a rispettarlo».