Il Belgio si scopre, ora dopo ora, come un centro di smistamento del terrorismo jihadista. Il governo ha dispiegato i primi 150 militari, a Bruxelles e a Anversa, dove vive una grande comunità ebraica. Il loro numero dovrebbe raddoppiare nelle prossime ore. E’ la prima volta dagli anni ’80 – allora era a causa degli attentati delle Cellule comuniste combattenti, alleate della francese Action directe – che i militari sono utilizzati in Belgio per ragioni di ordine pubblico. Secondo Gilles de Korchove, coordinatore europeo della lotta contro il terrorismo, un attentato era previsto in Belgio per venerdi’. Questa informazione è all’origine dell’intervento, giovedi’, a Verviers, dove due sospetti sono stati uccisi. L’inchiesta era stata aperta tra Natale e Capodanno, in seguito a delle telefonate sospette di un detenuto nel carcere di Lantin, vicino a Liegi. Secondo la tv fiamminga Vtm, il carcerato è il fratello di uno dei sospetti uccisi a Verviers, entrambi rientrati di recente dalla Siria. Il “cervello” degli attentati programmati per venerdi’ sarebbe un cittadino belga di origine marocchina, Abdelhamid Abaaoud, detto Abou Omar Soussi, 27 anni, che avrebbe diretto i preparativi dalla Grecia. Abaaoud sarebbe ricercato anche dall’Fbi e dal Mossad: si è fatto conoscere soprattutto attraverso un video, dove si mette in scena accanto a cadaveri mutilati. Ha anche presentato in video suo fratello minore, un ragazzino di 13 anni, “reclutato” per combattere in Siria l’anno scorso.

L’intreccio internazionale si precisa, dopo l’arresto di due altri cittadini belgi a Modane, che stavano per salire sul tgv per Torino-Milano. Ieri, due francesi sono stai arrestati in Yemen, sospettai di far parte di AQPA, che ha rivendicato gli attentati di Parigi. Suscita interrogazioni il soggiorno a Istambul di Hayat Boumedienne, la compagna di Coulibaly, lo jihadista responsabile del massacro all’HyperCacher a Parigi dopo aver ucciso una poliziotta a Montrouge: avrebbe soggiornato nello stesso hotel, il Bade Otel KadyKoy, di Diana Ramazonova, giovane russa di origine cecena che il 6 gennaio scorso ha fatto un attentato contro un commissariato di polizia a Sultanahmet, quartiere storico di Istambul. Diana Ramazonova è la vedova di un ceceno-norvegese, Aluvitsj Edelbijev, ucciso in combattimento in Siria lo scorso dicembre. In Francia, erano ancora in stato di fermo ieri le 12 persone arrestate la vigilia, sospettate di aver collaborato con Coulibaly. Said Kouachi è stato inumato a Reims, malgrado l’opposizione del sindaco, in una tomba anonima, per evitare che si trasformi in un luogo di riunione.

Hollande era ieri in Corrèze, la sua terra di elezione. Ha di nuovo fatto appello alla laicità come soluzione per il vivere assieme. Il primo ministro, Manuel Valls, ha promesso di evitare le misure di emergenza e di rispondere alla sfida terroristica, che ci ha fatto “cambiare epoca”, nel rispetto dello stato di diritto. Per la ministra della giustizia, Christiane Taubira, “l’arsenale legislativo è sufficiente”: 104 procedure giudiziarie sono state aperte in Francia nell’ultima settimana, 81 persone sono in detenzione preventiva. In Belgio, invece, oltre al ricorso ai militari nelle strade, il primo ministro, il liberale Charles Michel, vuole la mano dura: ha preparato un piano in 12 punti, che sarà sottoposto al parlamento entro un mese. Prevede il ritiro della nazionalità per i binazionali che vanno a combattere in Siria, oltre al ritiro dei documenti per i candidati alla jihad e controlli accresciuti per i returnees (sono le stesse misure chieste dalla destra francese). In Germania, il governo Merkel ha già adottato misure analoghe: confisca dei documenti per chi è sospettato di voler andare in Siria, maggiori pene per chi finanzia il terrorismo. L’Spd ha accettato controlli accresciuti su Internet, ma solo “con dei limiti”. Corsa a Charlie Hebdo nella versione tedesca. Intanto in Francia la tiratura è stata aumentata a 7 milioni. Un record nella storia della stampa francese.