Un mattino qualunque, il papà di André tirò giù dalla libreria un volumetto «antico, beige e odoroso». E lesse la prima frase al suo bambino che lo guardava con il naso all’insù: «Per molto tempo mi son coricato presto la sera». A parlare è Marcel Proust e per André è un incontro fulminante con la letteratura. Avviene fuori dai banchi di scuola, senza letture estive obbligate né professori all’orizzonte. È un approccio speciale al sapere, costruito dalla voce dei suoi genitori, che si espande a macchia d’olio in tutti i campi della cultura, dalla geografia alla scienza, seguendo il ritmo della curiosità variabile di un individuo in crescita, rispettando le sue pause, i suoi ritardi e pigrizie, le sue impennate intellettuali. Perché André è un ragazzino che non si è mai svegliato alle sette per prepararsi ad andare a scuola e neanche ha frequentato corsi «domestici». Apprende da sé, guidato con discrezione, mai costretto.
Figlio dell’educatore tedesco Arno, André Stern ha raccontato la sua particolarissima fanciullezza e adolescenza nel libro Non sono mai andato a scuola. Storia di un’infanzia felice (Nutrimenti, pp. 191, euro 15). Un trauma? Non proprio. Una conoscenza piena di lacune? Forse, ma è pur vero che quella sistemica, infarcita di ore di noia cosmica, non sempre spinge a continuare gli studi. Per André il mondo è stata la sua casa, la campagna, gli animali, la contentezza del «saper fare», la manipolazione degli oggetti: piccolissimo, con un dinandier (un artigiano del metallo) impara a batterlo e saldarlo, ad amare i martelli lucidi. André è un bambino bricoleur, che disegna, danza, adora le locomotive, gioca con i Lego insieme alla sorella e all’amica Anne, legge e fa di conto senza indossare grembiuli né incontrarsi con i compagni a ricreazione. Per lui, non ci sono campanelle che suonano. Solo chitarre, che spesso costruisce da solo con oggetti di scarto e che presto diventeranno un lavoro serio, quando la calma necessaria all’arte della liuteria si impadronirà di lui.
Oggi André Stern (è nato nel 1971, è musicista, giornalista e liutaio) è invitato a convegni e conferenze internazionali. È al centro di un grande interesse «pedagogico», anche mediatico, è quasi una star dei talk show. La domanda di tutti è sempre la stessa: è diventato un outsider, un disadattato per questa sua «mancanza di scolarizzazione»? Non si direbbe, è pure sposato e a sua volta padre. Certo, la sua testimonianza di prolungata «serenità» vale soprattutto per lui, che non poco è stato aiutato da una famiglia sensibile alle inclinazioni dell’infanzia, lontana anni luce dal disagio sociale.