Venerdì sera a Imola. Circondati dalla nebbia e mezzi infreddoliti, un centinaio di militanti grillini partecipano nella centralissima piazza Matteotti a un’iniziativa contro l’allargamento della discarica Tre Monti voluto dall’amministrazione guidata dal Pd. Per l’occasione da Roma sono arrivati big del Movimento 5 stelle come Luigi Di Maio e Paola Taverna. Con loro si fa vedere anche Massimo Bugani, candidato 5 stelle alle prossime comunali di Bologna.

L’inceneritore di Imola

Ufficialmente la manifestazione non rientra nella campagna elettorale di primavera, ma ne ha tutto il sapore. Una scadenza che, per quanto animati da grandi speranze, i grillini sanno bene essere tutta in salita. «Sarà una campagna elettorale difficile», ammette Marco Piazza, stretto in un giubbotto blu, mani in tasca e berretto di lana ben calato sulla testa. Impiegato, 43 anni, due lauree, una in ingegneria e una in economia, Piazza è il compagno di Bugani in consiglio comunale, l’uomo che in caso di vittoria grillina sarebbe il prossimo vicesindaco di Bologna. «Abbiamo di fronte una città storicamente abituata a votare sempre gli stessi, ma la gente comincia a capire che qualcosa non va», spiega mentre risponde ai militanti che si avvicinano per salutarlo.

La battaglia dei video

A rendere tutto più difficile è arrivata l’ennesima bega grillina, la contestazione di Bugani come candidato sindaco perché non scelto attraverso le primarie, come vorrebbe il regolamento del M5S. A contestarlo è Lorenzo Andraghetti. Musicista, 28 anni, militante della prima ora del movimento deciso a presentare una propria lista e a sottoporsi al voto degli attivisti. La guerra che ne è nata viene portata avanti anche a colpi di video, in cui i sostenitori di Bugani, considerato un fedelissimo di Grillo, accusano Andraghetti di aver partecipato a un’iniziativa del deputato dissidente e poi espulso Massimo Artini, e per questo di essere fuori dal movimento. L’accusato ribatte accusando a sua volta il movimento di scarsa democrazia. «Casaleggio ha partecipato all’appuntamento di Cernobbio e io non posso partecipare a un’iniziativa politica? La verità è che Bugani ha paura di perdere» è la replica di Andraghetti che a sostegno della sua tesi porta un documento firmato da un centinaio di militanti in cui si chiede a Grillo di procedere con le primarie.

Per Andraghetti gira già voce di una prossima espulsione. Interrogato in proposito, Di Maio ha a Imola ha preferito tagliare corto: «Bugani è il nostro candidato naturale», ha detto il vicepresidente della Camera. «Se altre persone a Bologna vogliono fare liste, le facciano e se le facciano certificare. Però basta polemiche».

Sotto le due torri, però, non sono solo i 5 stelle ad agitarsi. Anche dalle parti del Pd, che ha scelto la scorsa estate dopo settimane di tensione di ricandidare per la seconda volta il sindaco Virginio Merola, l’aria è tutt’altro che tranquilla.

C’è il problema del Passante nord, opera da 1,3 miliardi di euro della quale a Bologna si discute da almeno 15 anni e sulla quale tutte le amministrazioni si sono dette convinte. Giunta Merola compresa, almeno inizialmente, salvo poi cambiare idea insieme ai sindaci della città metropolitana. Scelta che – nonostante il sostegno già espresso alla sua candidatura – ha lasciato di stucco il Pd e in particolare il presidente della regione Stefano Bonaccini che venerdì ha accusato i dissidenti, Merola in testa, di inadeguatezza anche per non aver pensato a progetti alternativi. «Una classe dirigente che non abbia ambizione di risolvere i problemi al di là del contingente, al di là dei due voti in più domani mattina, non è adeguata», ha tuonato.

L’emergenza abitativa

Merola però è anche accusato di non aver saputo costruirsi alleanze a sinistra, indispensabili se si punta a vincere. In questo caso pesa la scelta fatta nel 2012 di continuare a sostenere con finanziamenti comunali le scuole dell’infanzia private della città nonostante un referendum avesse deciso il contrario. Ma anche l’emergenza abitativa, culminata solo qualche settimana fa con il caso simbolo dell’ex Telecom sgomberata dalla polizia dopo un anno di occupazione da parte di famiglie senza una casa, fiale drammatico in una città in cui le famiglie sotto minaccia di sfratto sono 1.500. Sgombero che ha fatto tremare la giunta e portato quasi all’uscita di Sel.

«Se Merola non prende i voti della sinistra e perde quelli del centro per le sue scelte sul Passante nord, sarà difficile vincere», è il commento più frequente negli ambienti Pd cittadini. Va detto che a sinistra del partito di Renzi si sta agitando un magma di realtà e associazioni riunite sotto #tuttinsieme che potrebbero confluire in una lista comune e portare al commissariamento di Sel Bologna.

Stando così le cose, il rischio che a primavera Merola non ce la faccia al primo turno è qualcosa di un po’ più che concreto. Sondaggi svolti prima dell’estate vengono definiti «tranquillizzanti, ma fino a un certo punto», con le previsioni più ottimistiche che danno il sindaco al 48%. Non abbastanza. Il ballottaggio è il primo obiettivo dei grillini.

Il sondaggio sulla giunta

Altre novità potrebbero arrivare dal sondaggio sull’operato della giunta Merola in corso proprio in questi giorni. «L’elettore capirà che siamo noi a difendere i diritti di chi lavora, ma anche che abbiamo proposte forti sulla cultura e su come far rinascere Bologna anche dal punto di vista turistico», si scalda Piazza. Che propone anche una possibile soluzione all’emergenza casa: «A Bologna ci sono centinaia di appartamenti sfitti di proprietà del comune, e altrettanti sempre di proprietà pubblica. Se vinceremo faremo un patto con le famiglie: potranno abitare in queste case senza pagare l’affitto per un tot di anni, a condizione che in cambio si impegnino a ristrutturarle». Idea che per la verità fa già parte del programma dell’attuale amministrazione, anche se poi Merola non è riuscito a realizzarla.

A dar sostegno a Merola ieri a Bologna è arrivato Dario Franceschini che si è fermato ai banchetti elettorali allestiti dal partito in via Rizzoli: «Quando c’è un sindaco che ha governato e che ha governato bene al primo mandato, si riconferma. Non capisco tutte queste discussioni», ha detto il ministro dei beni culturali. Oggi però a dare una mano a Bugani nel capoluogo emiliano arriva Alessandro Di Battista. Dopo aver preso Livorno, la culla del Pci, conquistare Bologna la rossa per i grillini sarebbe un colpaccio. «Dibba» è il capopopolo capace di galvanizzare i 5 stelle. Vedremo se sarà in grado di farlo anche con i bolognesi.