Se il buongiorno si vede dal mattino sarà una campagna elettorale quantomeno vivace quella di Ferruccio Sansa, candidato da Pd, M5S e sinistra alle prossime regionali in Liguria. Le prime 24 ore sono trascorse nel tentativo di tenere nella coalizione renziani e centristi, quelle successive sono state animate dalle reazioni a un articolo di Repubblica in cui si parla di una presunta contrarietà di Beppe Grillo e Luigi Di Maio al giornalista perché troppo critico, in passato, nei loro confronti.

IL TITOLO: «DI MAIO stoppa Sansa e il patto con il Pd in Liguria». Roba da far tremare le vene e i polsi a chi pensava di potersi occupare di impostare i prossimi due mesi di lavoro e che invece ha confermato come la Liguria sia stata scelta non solo come banco di prova per le dinamiche del governo Conte, non solo come laboratorio di analisi dello stato di salute di un Partito democratico che soffre nonostante sia il primo partito, ma anche come campo per le schermaglie che porteranno al congresso nel Movimento 5 Stelle e alla definizione del nuovo gruppo dirigente.

Il tempo di rendersene conto e, dopo alcune ore di bocche cucite e di shock generalizzato rispetto all’articolo, i politici pentastellati locali e nazionali si sono ricompattati. Il primo ad azzardare che l’articolo era «una sparata» è stato Marco Rizzone, deputato genovese del M5S. «Di Maio non ha partecipato alla trattativa, non ha potere decisionale in questa vicenda e non ha mai provato a intervenire, noi continuiamo a lavorare», ha tagliato corto poco prima che a confermare la fiducia e il sostegno a Sansa fosse Vito Crimi che, peraltro, ha chiamato il diretto interessato.

«Ci siamo sentiti – spiega Sansa – ha detto che la scelta è stata compatta sia a livello regionale sia nazionale e che sono molto contenti». E ancora: «Sapevano quando mi hanno scelto che sono un giornalista rompiscatole, le ho rotte al Pd, ai 5 Stelle, è un po’ la mia ragione sociale, ma sono tranquillissimo». A sua volta, a smentire qualsivoglia stop è stato lo stesso Beppe Grillo, che lo ha comunicato a Vito Crimi.

UN AMOR, POI ODIO, POI AMORE e poi non si sa con precisione, d’altronde, quello che ha legato il fondatore del movimento e il giornalista genovese negli ultimi anni, che non può prescindere dall’affetto personale per il padre, il magistrato ed ex sindaco Adriano, ma che non dimentica le bordate in punta di penna ai tempi delle «comunarie» per il sindaco di Genova.

Un’ira funesta, tuttavia, rientrata da tempo e nel nome di un’alleanza sulla quale Grillo, in Liguria, non ha mai mostrato almeno apertamente troppe riserve. «Ferruccio Sansa è il candidato alla presidenza della Regione Liguria di tutto il Movimento 5 Stelle. La sua scelta è frutto di una lunga riflessione interna e di un grande confronto», afferma anche il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Traversi, mentre il parlamentare savonese Matteo Mantero parla di «bizzarre e molto fantasiose ricostruzioni».

INSOMMA, UNA TEMPESTA in un bicchier d’acqua? Fino a un certo punto. Perché la smentita di quell’articolo è arrivata da chiunque all’interno del Movimento 5 Stelle tranne che dallo stesso Luigi Di Maio che no, non ha provato a stoppare Sansa e l’alleanza, soprattutto dopo che era stata benedetta da Grillo, ma non è inverosimile abbia pensato di farlo.

TRA GLI ALLEATI, specialmente dal Pd ligure, nessuno prova ufficialmente a immischiarsi nella vicenda. Forse per ripagare la pacatezza con la quale i cinquestelle hanno atteso che i dem uscissero dall’impasse sul nome del candidato, nelle ultime settimane, ma anche perché in materia di contrasti interni hanno già di che occuparsi. Se ufficialmente il partito si mostra a pancia a terra per supportare Ferruccio Sansa, nelle retrovie dei circoli locali c’è chi fa sapere che non sarà della partita, c’è chi minaccia le dimissioni, c’è chi avverte che sarà difficile trovare braccia ed energie per la campagna elettorale.

Soprattutto nel ponente della regione e soprattutto fuori dall’area zingarettiana del Pd il percorso e le scelte legate all’alleanza giallorossa sono state vissute come un tradimento e un’imposizione. Tuttavia molte posizioni inizialmente intransigenti stanno iniziando ad ammorbidirsi in nome dell’obbiettivo finale: sconfiggere il centrodestra.