L’appello diffuso il 28 agosto dal movimento di genitori, insegnanti e docenti «Priorità alla scuola» per chiedere al governo un profondo cambiamento di rotta è stato raccolto anche dai sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda, Cobas. La manifestazione che sta assumendo il profilo di una mobilitazione generale si terrà sabato 26 settembre a Piazza del popolo a Roma dalle 15. Una due giorni di agitazione, scioperi e mobilitazioni è stata già annunciata da Usb, Unicobas, Cobas Sardegna, Cub e dalla rete di opposizione studentesca d’alternativa (Osa) il 24 e 25 settembre.

«VOGLIAMO denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l’avvio dell’anno scolastico, rischiando di comprometterne la riapertura in presenza e in sicurezza, obiettivo principale dell’azione sindacale condotta nella prolungata fase di emergenza» hanno spiegato Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda. Già dalla scorsa primavera, anche in coincidenza con le prime manifestazioni in tutta Italia da aprile del movimento «Priorità alla scuola», i sindacati hanno chiesto al governo una strategia chiara per la ripartenza, hanno indicato soluzioni e sollecitato investimenti in termini di organici, di spazi, di servizi, sul diritto allo studio come i trasporti e le mense. L’otto giugno, ultimo giorno simbolico di scuola, hanno scioperato, poi hanno partecipato alla stesura dei protocolli di sicurezza. Fortissime tensioni con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sono state registrate sulla gestione dei concorsi che porteranno in cattedra una quota insufficiente di insegnanti, se andrà bene, alla fine dell’anno. Azzolina ha anche accusato i sindacati di un non meglio precisato «boicottaggio», ma è stato solo un tentativo di cambiare discorso per nascondere l’affanno del suo dicastero nel gestire una partita di non certo facile soluzione. A giudizio dei sindacati, «il governo e il Ministero dell’istruzione non si sono assunti le loro responsabilità. Ora servono provvedimenti urgenti per garantire da subito il diritto all’istruzione e destinando parte consistente dei fondi “Next Generation Ue”, il cosiddetto “Recovery fund”, all’istruzione pubblica».

PIÙ DETTAGLIATA l’analisi dell’esecutivo nazionale dei Cobas scuola che parteciperà alla mobilitazione del 26: «I criteri di formazione delle classi sono rimasti invariati con il paradosso dell’aumento delle classi pollaio per la mancanza di “ripetenti” in particolare nelle prime superiori”. Poi c’è l’enorme problema del precariato che il governo non è riuscito ad affrontare: «L’assunzione di nuovo personale docente e Ata non supererà, nella migliore delle ipotesi, le 40 mila unità, a fronte di un fabbisogno reale almeno quadruplo – spiega il sindacato – È particolarmente scandalosa la formula “usa e getta” con cui saranno assunti 50mila lavoratori licenziabili in tronco in caso di nuova sospensione». È necessario «ridurre a 15 il numero di alunni per classe, con conseguente assunzione di personale e individuazione di locali adeguati, recuperando, innanzitutto, parte dell’enorme patrimonio immobiliare sfitto». In ogni scuola deve essere presente un medico scolastico, una presenza che, al di là del Covid, dovrebbe comunque essere costante. I «lavoratori fragili» o vicini alla pensione andrebbero «messi in quiescenza, senza perdere nessun diritto economico». Dal «Recovery Fund», infine, il governo dovrebbe destinare almeno «20 miliardi di euro» alla scuola e all’istruzione.

IN MOLTE REGIONI sta crescendo il caos creato dal Miur sulle graduatorie dei precari che andranno a colmare i vuoti d’organico nelle scuole. I sindacati sicialisni denunciano che L’ufficio scolastico regionale e gli Ambiti territoriali provinciali hanno reclutato temporaneamente circa 120 direttori amministrativi dalle segreterie, scaricando sulle loro spalle la valutazione di 70 mila domande e ora anche dei ricorsi. In Abruzzo (54 mila domande) e Molise ( 12 mila e 800), 10 mila solo in provincia di Campobasso, alle scuole è stato delegato il compito di valutare le candidature.