Epoca d’oro dei Balletti Russi di Sergej Diaghilev: l’impresario teatrale più noto di inizio Novecento, con il suo protetto Vaslav Nijinskij, il dio della danza di allora, frequentava Parigi e Londra dove amava passare il tempo al circolo liberale e letterario di Bloomsbury. Fu in quell’ambiente frequentato da intellettuali come Virginia Woolf che Nijinskij insieme al pittore Léon Bakst, altro nome chiave dei Balletti Russi, assistette nel giardino della casa di Badford Square di Lady Ottoline a un’affascinante partita di tennis. Fu la prima fonte ispiratrice di Jeux, balletto su musica di Debussy che debuttò con la coreografia di Nijinskij nel 1913 a Parigi, lo stesso mese di maggio de Le Sacre du Printemps.

TEMA INQUIETO quello di Jeux: una partita di tennis in giardino con due ragazze e un uomo che nascondeva la possibilità di un ménage à trois con le due ragazze attratte anche una dall’altra. Come racconta Sergio Trombetta nella sua ormai storica monografia italiana su Nijinskij, a Diaghilev non sarebbe dispiaciuto amare insieme al suo protegé un secondo giovane. Nijinskij non accettò l’idea, ma nella famosa partita di Jeux, se pur in chiave femminile/maschile, la triangolarità era il tema portante.
Ripercorrere questa storia regala un punto d’accesso al bel lavoro presentato al festival Fog di Triennale Milano dal collettivo Kor’sia diretto a Madrid da Mattia Russo e Antonio De Rosa, vincitori del Premio Fedora 2023. Il loro Igra (in russo significa «gioco») prende le mosse da Jeux di Nijinskij, ampliandone i riferimenti tra passato e presente con visionaria credibilità.

LA MUSICA fornisce un tappeto intrigante che impasta sonorità contemporanee in un viaggio nel quale vivono, riconoscibilissimi, cenni a Les Noces coreografate da Bronislava Nijnska (sorella di Vaslav) su musica di Stravinskij nel 1923, ma anche percussioni che ci riportano alle guerre di ieri e di oggi, canzoni popolari ucraine, discorsi sulla sessualità libera degli scimpanzé. I sette danzatori, tra cui De Rosa, sono artefici di una qualità di movimento avvolgente che alterna nella scrittura geometria a seduttiva fluidità. Insieme sono plotone d’assalto, amanti alla ricerca di un’alterità, personificazione di sospese solitudini. Centrale la partita di tennis con tanto di rete e racchette, con il rimbalzo della pallina che ha il ritmo del soddisfacimento sessuale. Chiusura tournée stasera al teatro Giovanni da Udine di Udine.