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Per i bambini migranti che transitano nel nostro paese, arrivando sotto shock sulle rive di Lampedusa, avendo lasciato tutto alle loro spalle (e, a volte, anche la vita stessa dei loro cari) nella «Biblioteca che verrà» di Lampedusa ci sono fra gli scaffali i silent book – i più belli prodotti negli ultimi anni – quei libri che si leggono per immagini e che i più piccoli possono sfogliare sentendosi partecipi di temi universali, ritrovandosi insieme ai loro coetanei italiani a condividere una esperienza affettiva e creativa.

In effetti, quella Biblioteca non ha bisogno del tempo futuro, è già «venuta», pur se in un edificio provvisorio (si aspetta la fine dei lavori di manutenzione della sede definitiva) ed è tenuta aperta dalla caparbietà di volontari e studenti siciliani che a turno ne assicurano l’apertura.

Questo luogo di magia l’ha voluto Ibby Italia (l’associazione no-profit che promuove il diritto alla buona lettura dei più giovani): sono già cinquecento i «tesserati» e se si considera che l’utenza è di circa 1060 bambini fra Lampedusa e Linosa, si può dire che l’iniziativa ha dalla sua il successo. Oltretutto, Ibby international ha deciso di sostenere l’apertura di un Centro studi del Mediterraneo – oggi l’inaugurazione – proprio sull’isola siciliana, un laboratorio di ricerca sul valore della letteratura per l’infanzia. Ma Lampedusa è anche la cornice dove si svolge l’Ibby-Camp (fino al 21 novembre), in occasione della Giornata Internazionale dei diritti del fanciullo.

Quest’anno, tutto il lavoro ruoterà intorno alla scelta di una parola attraverso la quale invitare i più piccoli a procedere verso una costellazione di significati, una mappa concettuale ed emotiva. Fatti di parole è il titolo del workshop e vede tra gli ospiti lo scrittore Fabio Geda, Della Passarelli della Sinnos, Elena Fierli (Scaffale d’Arte, Palaexpo di Roma), Giulia Franchi (Scosse), l’Associazione Terra, Libera, Legambiente, Mediterranean Hope, Amnesty, oltre ai numerosi volontari. Un esempio? Delia Passerelli ha scelto «Sovversione» per parlarne con la V B della scuola Pirandello. Ha raccontato la storia di Lulù nella Principessa e lo scheletro, ma una bambina è intervenuta per tirare fuori la sua paura per quello che è successo a Parigi. «Mi sono sentita così incapace di dare rassicurazioni, e allora ho risposto con Boccaccio, i 10 giorni lontano dalla peste, il narrare che salva la vita…».