Una camminata nei pressi del poligono di tiro di Toofta, a sud-est dell’isola svedese di Gotland, mostra nel giro di breve tempo come ambientalisti e membri del partito verde svedese, che denunciano gli effetti negativi della rimilitarizzazione dell’isola, abbiano ragione: il suolo è disseminato di resti di ordigni militari come cariche di lancio di razzi e mortai, ugelli e code di razzo, cartucce, frammenti di resine esplosive; l’orizzonte cespuglioso e pianeggiante è interrotto dalle carcasse metalliche arrugginite e crivellate di colpi di tank, vecchi mezzi corazzati e containers utilizzati come bersaglio.

ACCANTO AI CARTELLI informativi sulla riserva naturale e i siti Natura 2000 presenti, ci sono anche quelli che avvertono di non raccogliere e non toccare i residui bellici in cui ci si potrebbe eventualmente imbattere. Quando non in uso l’area, dove si trovano le spiagge più belle e frequentate dell’isola, è di libero accesso; quindi, chiunque nel corso di una passeggiata può ritrovarsi fra le mani e i piedi un ordigno potenzialmente pericoloso o respirare le polveri sollevate dal vento. Per non parlare del fatto che gli ordigni esplosivi contengono elementi come piombo, antimonio, uranio, dinitro e trinitro toluene, e RDX (hexahydro-1,3,5-trinitro-1,3,5-triazine) che sono generalmente resistenti al trattamento biologico e rimangono nella biosfera, con effetti tossici per l’ambiente e danni per la salute. E’ stato dimostrato che gli esseri umani esposti al trinitrotoluene possono sviluppare diversi effetti nocivi per la salute, anemia, funzione epatica anormale e cancro.

PER RICHARD ALBRIGHT, un esperto di armi dottore in scienze ambientali ed ex-ufficiale dell’esercito Usa, i residui tossici delle munizioni militari nell’acqua potabile, nel suolo, nell’acqua di superficie e nell’aria possono a volte rappresentare un pericolo maggiore di quello di una reale deflagrazione. Un altro pericoloso inquinamento riconducibile alle attività militari dell’isola è quello da Pfas, sostanze la cui azione cancerogena e interferente endocrini è ormai tristemente nota. Due delle basi militari dell’isola, a sud e a nord del capoluogo Visby, sono state identificate fra i 16 hot spot che rilasciano queste sostanze tossiche persistenti nelle falde acquifere.

LE ANALISI DELLE ACQUE, condotte sia in forma ufficiale che in forma indipendente da persone che si sono sentite male bevendo l’acqua proveniente dalla falda, hanno rilevato concentrazioni di Pfas in alcune parti dell’isola al di sopra del limite consentito dalla legge. La fonte del problema è stata identificata: sono i depositi di munizioni e di materiali anti incendio di accompagnamento come le schiume, la cui efficienza viene migliorata dalle sostanze Perfluoroalchiliche; ma fino ad ora, nonostante le ripetute richieste da parte di gruppi della società civile, nessuna operazione di rimozione è stata effettuata da parte dei militari, quindi i Pfas continuano a viaggiare dal deposito alla falda, ai canali d’acqua e al mare. Il biologo Mårten Hjernquist è membro della Società Svedese di Conservazione della natura, interpellato sulle conseguenze per l’isola della rimilitarizzazione, elenca una serie di effetti: l’utilizzo di vaste aree per operazioni di addestramento militare provoca indubbiamente danni al suolo, alle acque superficiali e agli habitat, principalmente a causa dei grandi veicoli che operano sui terreni dissestandoli; ma è anche vero che alcune specie di insetti potrebbero invece beneficiare del rimescolamento del suolo, e che dove si svolgono attività militari non sono permesse quelle della vita civile (edificazione, frequentazione), facilitando quindi la formazione di «sacche» di vita selvatica, sempre che, specifica, i militari gestiscano quelle aree con la dovuta attenzione a questo aspetto: per esempio una delle basi militari in ampliamento è costruita proprio su una zona particolarmente popolata dalla Parnassius apollo, una delle specie di farfalle più minacciate d’Europa.

UN ALTRO FATTORE estremamente negativo è rappresentato dall’inquinamento acustico: il frastuono e le vibrazioni dell’artiglieria in esercitazione, delle esplosioni, del traffico di mezzi di terra, aria e acqua sono pane quotidiano per alcuni abitanti dell’isola e per la fauna locale, d’allevamento e selvatica, che non ne trae di sicuro giovamento. Il progetto di installazione di 6 impianti di artiglieria nei pressi di alcune fattorie preoccupa in particolare gli allevatori di cavalli.

L’UTILIZZO DEI RADAR sottomarini inoltre rappresenta il serio pericolo di confondere e allontanare la rara focena baltica, uno dei più piccoli mammiferi oceanici, che nelle acque circostanti l’isola a Gotland aveva riconquistato un luogo di riproduzione e crescita. Il potenziale paradiso naturale di Gotland torna a fare i conti con geopolitica terrena; anche il sogno della piena sostenibilità energetica si è interrotto: i militari sono contrari all’ampliamento dei parchi eolici in quanto interferiscono con le loro installazioni e manovre; di conseguenza il principale motore della transizione energetica, il vento forte e costante di Gotland, non può essere utilizzato a pieno regime. E’ il prezzo da pagare per la sicurezza del paese.