Essere vegetariani o vegani: una specie di malattia che il medico deve certificare se si vuole un pasto adatto in una mensa scolastica, un ospedale, una casa per anziani? Sembra una barzelletta, oltretutto niente affatto à la page se si considera che per l’ultimo rapporto Eurispes sceglie un’alimentazione vegetale (in toto o come tendenza) quasi il 9% della popolazione italiana.

Eppure, rischiando una specie di autogol, la proposta di nuove «Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica», redatta da una commissione per il ministero della salute introduce l’obbligo di certificazione medica se si vuole mangiare evitando prodotti animali.

L’associazione Lav ha rivolto un appello al ministro della salute Roberto Speranza chiedendo una rettifica in via di approvazione.

Oltretutto le vigenti Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica, del 2010, prevedono la prescrizione medica solo per le «diete speciali» relative a intolleranze, allergie, celiachia e particolari patologie; e la nota chiarificatrice 0011703 emanata dalla direzione generale igiene e sicurezza degli alimenti e nutrizione dello stesso ministero tira le orecchie ai comuni che chiedono certificati medici alle famiglie intenzionate a scegliere l’alimentazione vegetariana o vegana per la mensa scolastica, così come alle regioni le cui linee di indirizzo sconsigliano questo tipo di dieta. «Iniziative in contrasto con quanto stabilito dalle linee di indirizzo ministeriali», concludeva la nota.

Insomma, spiega la Lav, «non essendo una malattia ma una scelta etica e culturale da parte di una persona o di una famiglia, non è sindacabile né attestabile da un medico». Al ministero dell’ambiente viene chiesto di non assecondare questa sorta di marcia a ritroso visto anche l’impatto ambientale dei prodotti animali. (m.cor.)