Non si sa perché, o forse si spiega con la prima rivoluzione tecnica che porta grandi masse in movimento, il progresso viene quasi sempre annunciato da un treno.

È INIZIATA DA UN PO’ DI tempo la battaglia per la riapertura della tratta ferroviaria Rocchetta Sant’Antonio (Foggia) – Gioia del Colle (Bari). La chiusura di questo tragitto su ferro di 140 chilometri, andato avanti a tappe dal dicembre 2010 ma con due tronchi ancora in funzione, rappresenta uno scandalo assoluto non solo per l’area di riferimento, una terra di confine tra Basilicata e Puglia, ma per ciò che significa in termini di blocco della moderna civiltà dei trasporti e per la reiterazione con cui organi istituzionali (regioni innanzitutto ma anche stato centrale) e ferrovie dello stato continuano nel loro colpevole sport di smantellamento di storie, memorie e possibilità di futuro.

CERTO, IL CAMBIAMENTO della popolazione in Italia, educata a un primato eccessivo e dannoso della gomma sul ferro, è lento e discontinuo. Ma molti, causa una coscienza ambientale che si diffonde, non sembrano più disposti a tollerare soprusi e furti di futuro.
L’incontro davanti alla stazione ferroviaria di Spinazzola di domenica 5 maggio, promosso dalle associazioni “Sine metu” e “La strada dei fiori” che hanno dato inizio a questa lotta in modo intelligente coinvolgendo le persone paese per paese e stazione per stazione, è il terzo appuntamento che comincia a interessare un numero sempre più consistente di cittadini. E dopo la presentazione dei loro progetti alla fiera della prossimità a Taranto, si prepara il prossimo appuntamento del 2 giugno alla stazione di Rocchetta Sant’Antonio, snodo cruciale che unisce i quattro terminali di Foggia, Potenza, Avellino e Gioia del Colle.

LE ORGANIZZAZIONI PUNTANO a una riapertura in termini turistici visto il successo della tratta contigua Rocchetta-Avellino aperta (ma con le stazioni, distrutte dal terremoto, ancora da ricostruire) esclusivamente per questi fini. Ma qui occorre dire che per il coinvolgimento di paesi che sono anche città medie italiane (Altamura, Gravina in Puglia, Gioia del Colle), per l’attraversamento di una delle più importanti zone industriali con migliaia di operai, S. Nicola di Melfi, occorrerebbe un lotta decisa su tutti i fronti del trasporto ferroviario: passeggeri, merci, turismo. Ma tant’è.

INTANTO È INIZIATA QUESTA LOTTA sacrosanta che servirà a decidere anche del destino futuro di questi territori. E non si contano le perle di attrazione del territorio: Venosa, con le sue straordinarie vestigia antiche (sito paleolitico, parco archeologico e Incompiuta, catacombe ebraiche tra le più grandi in Italia, centro storico con il bellissimo castello sede di musei); Gravina di Puglia con il suo centro storico a strapiombo sul canyon; Altamura con la Cattedrale.
Sono soltanto alcune delle stazioni di paesi che offrono bellezze e paesaggi mozzafiato. Per non parlare dell’intreccio con altre tratte che rendono il viaggio del tutto proficuo ai fini dei servizi da raggiungere: Spinazzola che si innesta con la tratta per Barletta, Altamura con Bari e con la ferrovia privata appulo-lucana per Matera. Dice Fernanda che ha messo in moto assieme ai gruppi l’iniziativa: «Per fare turismo bisogna alzarsi alle sei del mattino e andare a letto a mezzanotte. Così la penso io. Da qui nasce l’idea di coinvolgere a tappeto tutti i Comuni e tutte le stazioni dell’area che avranno quindi il loro momento per esprimersi e partecipare. Poi io già coltivo un sogno: una festa con due treni speciali da Foggia e da Avellino per convergere a Monticchio (i laghi tra i boschi del Vulture), la nostra Amazzonia». E mentre Legambiente rimarca il valore del treno come vivibilità generale e non solo turistica, il sindaco di Palazzo San Gervasio (Pz) accusa: «Una politica nazionale ha sgretolato i vari territori pensando solo a grandi opere. Adesso però tocca a noi. Si può fare e io ci credo. Gli dobbiamo rompere le scatole. Se non lo facessimo non saremmo dei buoni sindaci».

LUIGI MIGALI, DELL’ASSOCIAZIONE “Rotaie di Puglia”, scende nel concreto della situazione: «Le cose non vanno bene in alcune regioni. Si continuano a smantellare vecchie ferrovie che oggi sarebbero strategiche per il turismo e non solo, mentre in quelle sospese, come questa, continuano furti a non finire, come nel tratto Spinazzola – Gravina, che producono danni enormi e rendono la ripresa del tracciato più onerosa. Perciò dobbiamo avere l’intelligenza del passo dopo passo e lottare per aprire immediatamente i tracciati che uniscono le stazioni in cui il lavoro per la riapertura è facile e di breve durata».

IL PONTE A 21 ARCHI, BELLISSIMO, su cui transita questa ferrovia in territorio di Spinazzola meriterebbe da solo una visita e una lotta per restituire a questo territorio la sua ferrovia. Per correggere un errore madornale, per ridare fiducia a gente stanca di non partecipare, di non poter costruire il proprio futuro su basi nuove.