L’8 novembre 2019, il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di «presentare, entro il 30 aprile 2021 al più tardi, uno studio alla luce della sentenza della Corte di giustizia sullo status delle nuove tecniche genomiche nel diritto dell’Unione». Il 29 aprile 2021, il Consiglio ha dovuto accontentarsi di un semplice «documento di lavoro del personale della Commissione», di cui però il vicepresidente della Commissione interpreta le conclusioni come se fossero quelle della Commissione stessa per annunciare l’intenzione di modificare le norme Ue sugli Ogm, esentando intanto tutti i prodotti geneticamente modificati con tecniche di mutagenesi e cisgenesi e di rimandare ulteriori proposte per altri Ogm.

La Commissione accoglie così le richieste della lobby industriale di sacrificare la salute e l’ambiente sull’altare del progresso genetico, per sostituire il principio di precauzione con il principio di innovazione. Questo documento non è uno studio basato su fatti o su un’analisi di un campione rappresentativo della diversità degli approcci scientifici, né sul diritto dell’Ue e sulla sentenza della Corte come richiesto dal Consiglio. È una semplice compilazione di pareri «basati su una consultazione ampia e mirata». L’ampiezza di questo consultazione è confidenziale! La stragrande maggioranza degli intervistati sono stati scelti con cura tra coloro che si sono opposti in modo esplicito per anni alla regolamentazione degli Ogm.

Poi ci sono le manipolazioni della sentenza della Corte di giustizia europea. Infatti lo studio si riferisce a tecniche «che sono emerse o sono state sviluppate dal 2001mentre la Corte ha sottolineato nella sua sentenza che la direttiva 2001/18 «non può essere interpretata escludendo dal suo campo di applicazione gli organismi ottenuti per mezzo di nuove tecniche/metodi di mutagenesi che sono apparsi o si sono principalmente sviluppati dopo l’adozione della suddetta direttiva». La cancellazione della parola «principalmente» nelle comunicazioni dei servizi della Commissione non è involontaria. Per molti anni, l’industria delle sementi ha sostenuto che gli Ogm ottenuti «senza l’aggiunta di geni estranei» sono simili ai prodotti naturali o a quelli ottenuti con le tecniche di selezione varietale tradizionali. Questo argomento della presunta non distinzione è stato ripreso con disinvoltura dai servizi della Commissione: non ci sarebbe motivo di regolare i due prodotti in modo diverso poiché sono identici. L’assenza fin qui accuratamente organizzata di un protocollo di identificazione e distinzione permette ai servizi della Commissione di dire che il regolamento Ogm non è applicabile a questi nuovi Ogm. Che dire, occhio non vede e cuore non duole! Gli Ogm, sia nuovi che vecchi, sono brevettati. I titolari di brevetti hanno i mezzi per distinguere i loro prodotti per poter fare opposizione alle contraffazioni. La maggior parte dei brevetti che coprono questi nuovi Ogm riguardano piante rese tolleranti agli erbicidi. Contrariamente a quanto affermano i servizi della Commissione, le nuove tecniche genomiche non stanno quindi contribuendo agli obiettivi dichiarati del Green Deal e della strategia F2F. L’annuncio della Commissione di una semplificazione del loro accesso al mercato unico europeo sta, però, alimentando il valore dei brevetti che li coprono sui mercati finanziari speculativi.

Il secondo documento elenca una serie di carenze degli attuali regolamenti per la commercializzazione delle sementi. Questo inventario è seguito da due tipi di proposte ancora poco chiare: da un lato, adattare i regolamenti «ai nuovi processi produttivi ottenuti attraverso il progresso scientifico e tecnico» (cioè edizione del genoma), più «flessibilità per adattarsi agli sviluppi tecnologici», dall’altro sviluppare sementi biologiche, semplificare l’accesso al mercato delle varietà locali, contadine, tradizionali, e possibilmente creare un quadro ad hoc per gli scambi di sementi tra agricoltori, al di fuori dei regolamenti di commercializzazione. Poi c’è quello che non vien detto, come la questione del brevetto sull’informazione genetica. Questi brevetti sono la motivazione principale degli azionisti dell’industria delle sementi poiché la portata del brevetto su tali informazioni genetiche si estende a tutte le piante che contengono quell’informazione genetica. Brevettare le informazioni genetiche è il principale motore dello sviluppo delle tecniche di edizione del genoma. Il loro unico uso è quello di remunerare gli enormi investimenti finanziari che lo alimentano e non per affrontare le sfide alimentari o ambientali del Green Deal.

È quindi prematura l’esultanza tutta italiana dei sostenitori dell’introduzione dei nuovi Ogm nei nostri campi e sulle nostre tavole che già parlano di «un nuovo regolamento per le Nbt».