La parabola del controverso culto ebraico ultraortodosso Lev Tahor sembra essere giunta al capitolo finale nei giorni scorsi quando il periodico messicano Diario de Chiapas ha annunciato la morte del fondatore: Rabbi Shlomo Helbrans, 55 anni, sarebbe annegato lo scorso 7 luglio durante un’immersione rituale per la celebrazione dello shabbat, lasciando un interrogativo aperto sul futuro della setta.

DAGLI ANNI ’90 A OGGI i membri di Lev Tahor, inseguiti da scandali e condanne, hanno girato il mondo portando al centro del dibattito il rapporto tra democrazia e religione e creando rotture anche all’interno del mondo ebraico. La morte improvvisa del leader è raccontata dai media locali non senza contraddizioni e ha fatto circolare nuovi inquietanti dettagli sulla vita all’interno di Lev Tahor, un gruppo dalla storia complessa che si situa agli estremi del pensiero ultraortodosso ebraico.

Helbrans, nato nel 1962 come Erez Shlomo Elbarnes e cresciuto da una famiglia laica israeliana, si unì da adolescente alla setta hassidica anti-sionista Satmar. Qui iniziò a farsi chiamare Shlomo Helbrans, cancellando il suono troppo sionista di nome e cognome. Alla fine degli anni ’80 Helbrans sviluppò un proprio seguito, attraendo principalmente laici convertiti.

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LEV TAHOR, «CUORE PURO», è un culto incentrato sul concetto di purezza, raggiungibile con una vita spartana e col rifiuto della tecnologia. La stampa israeliana chiama i seguaci di Helbrans «Talebani Ebrei» per l’abbigliamento assegnato alle donne, simile a un burqa. Lev Tahor condivide con le altre correnti haredi, cioè ultraortodosse, l’idea che lo Stato di Israele sia un’entità malvagia e illegittima.

IL RIFIUTO DEL PROGETTO sionista spinse Helbrans negli Stati Uniti, nel 1990, dove fondò una scuola ebraica, detta anche yeshiva, a Brooklyn. Secondo i media israeliani la fuga di Helbrans aveva a che fare con un’indagine in corso sui suoi presunti contatti con organizzazioni estremiste islamiche. Quattro anni dopo l’arrivo« a New York, Helbrans fu condannato per il rapimento di un tredicenne. Helbrans avrebbe convinto il suo studente a unirsi a Lev Tahor e tagliare i ponti con la famiglia. Dopo due anni di carcere gli fu concessa la libertà per buona condotta e si spostò con i propri seguaci a Monsey, nello stato di New York, dove diresse un’altra scuola ebraica, fino alla rottura con la sempre più ostile comunità ultraortodossa locale.

NEL 2000, GLI STATI UNITI deportarono Helbrans in Israele, ma questi riuscì nel 2003 a ottenere lo status di rifugiato politico e a stabilirsi in Quebec. Il gruppo rimase in Canada per un decennio ma nel 2013 i servizi sociali iniziarono a indagare sulla comunità, riscontrando scarsa igiene, abuso psicologico sui minori e negligenza. Venne ordinato l’affidamento allo stato di 14 bambini ma, come mostra un documentario della televisione canadese Global trasmesso nel febbraio del 2014, l’intera comunità fuggì nell’Ontario, dove gli ordini provenienti dal Quebec non ebbero seguito. Alcune famiglie tentarono la fuga in Iran, senza successo.

IN UN CLIMA di crescente attenzione mediatica, il gruppo decise di stabilirsi in Guatemala, prima nella capitale, poi nel villaggio di San Juan La Laguna, dove Lev Tahor finì per attrarre ancora più attenzione, dopo la decisione del Consiglio degli Anziani Indigeni di espellere il gruppo per il loro continuo rifiuto a integrarsi. L’allora sindaco è stato da poco condannato a un anno di carcere per la sua scelta di procedere con l’espulsione. I membri di Lev Tahor si spostarono nuovamente a Guatemala City. Nella capitale ci fu un’ulteriore indagine in collaborazione con il Ministero degli Esteri israeliano. Il gruppo decise allora di spostarsi a sud della capitale, proseguendo nei mesi seguenti fino al Messico come ultima tappa.

LO SCORSO 25 APRILE una corte israeliana ha definito Lev Tahor un «culto pericoloso» colpevole di abuso sui minori. Per il giudice Rivka Makayes ci sono prove di punizioni severe nei confronti dei bambini e di matrimoni tra minorenni e uomini adulti, con differenze di età che arrivano ai vent’anni. C’è inoltre, scrive, «una politica punitiva nei confronti dei membri della comunità che include la separazione dei bambini dai loro genitori – persino nell’età infantile – e il trasferimento di bambini ad altre famiglie; il divieto di avere un’educazione formale e l’isolamento dal mondo esterno e da qualsivoglia fonte esterna di informazione».

DOPO LA NOTIZIA DELLA MORTE di Helbrans sono emerse altre inquietanti testimonianze, tra cui un video caricato lo scorso 12 luglio nel sito ultraortodosso Kikar HaShabbat, in cui un quattordicenne dice:« Ho vissuto in Lev Tahor per 12 anni e mezzo e voglio dirvi tutto. Ho vissuto in questo inferno che tutti dicono essere immaginario e falso – è vero. Qui accadono cose cattive».

Il ragazzo accusa un insegnante, il cui nome è stato cancellato dai redattori del sito, di spogliare e picchiare i bambini, poi accusa un altro membro della setta di avere ucciso un bambino e un altro uomo. In molti sperano che la condanna della corte israeliana e il rinnovato interesse mediatico spinga il governo a rimpatriare i minori di nazionalità israeliana e impedisca ad altri di essere portati fuori dal paese per unirsi alla setta.

Un rapporto apparso su Yeshiva World News ipotizza che Helbrans possa essere succeduto da Rabbi Meir Rosner, già al centro della cronaca nel 2014 quando era stato accusato dalla stampa canadese di aver derubato un membro della setta. L’anno prima, un articolo di The Star dettagliava le entrate milionarie delle due fondazioni benefiche legate a Lev Tahor, in netto contrasto con la vita di povertà estrema predicata e vissuta dai membri.

UN ALTRO CANDIDATO alla successione è Rabbi Natan, terzo figlio di Helbrans, rimasto in Canada. Il sito israeliano Haredi 10 ha scritto questa settimana che i fedeli a Natan Helbrans sono «pronti a incoronarlo» e lui ha detto di voler ricostruire la comunità su un modello più aperto e meno rigido.