Al pensiero della nostra adolescenza, ecco i luoghi di una Roma inspiegabilmente silenziosa, un fondale incantato dalle tinte luminosamente tenui, dove i rossi si stemperano nei rosa; i verdi dei pini di Villa Massimo si fanno più delicati e leggeri con un effetto di erba novella, misteriosamente. E quei gialli carichi degli intonaci di certi palazzi son divenuti pallidi, mentre attraversiamo le consuete strade per raggiungere puntuali, la mattina presto, i regolari volumi bianchi dell’architettura del Giulio Cesare, il nostro liceo, quelle pareti che fan da quinta alle villette cariche di glicine di piazza Caprera e che, affacciandosi su corso...