Manuel Valls parla di due sinistre “inconciliabili”, una “riformista”, l’altra “passatista”. Il primo ministro francese era accanto a François Hollande e al ministro degli esteri, Jean-Marc Ayrault ieri all’Eliseo per accogliere una quindicina di leader social-democratici europei. Tra loro, ma solo come “osservatore”, anche Alexis Tsipras. Il primo ministro greco, la sera prima, aveva partecipato a un incontro per un’ “Europa differente e solidale”, con Pierre Laurent (Pcf), la verde tedesca Ska Keller, Marias Matias portoghese e Cayo Lara della sinistra unita spagnola. Tsipras ha portato al convegno dei social-riformisti, alla presenza del tedesco Sigmar Gabriel, dell’austriaco Werner Faymann e di Matteo Renzi, le ragioni di una sinistra che cerca ancora di conciliare un progetto europeo di apertura – sui rifugiati e sull’economia – con le sfide del momento. Renzi ha approfittato del palcoscenico parigino per scuotere le istituzioni europee, da un lato sui rifugiati – “non è possibile fare un Consiglio europeo ogni 15 giorni, diamo l’idea di non governare processi epocali come quello migratorio” – e dall’altro sull’economia – “crescita, crescita, crescita”. Nella versione di Tsipras queste due sfide suonano in modo diverso: il primo ministro greco ha criticato “l’Europa chiusa alla miseria e aperta al rigore”, una Ue che si trova in un “momento critico, all’incrocio delle strade”.

Sui migranti, la Ue ha appuntamento per l’ennesimo Consiglio il 17 e 18 marzo a Bruxelles. La Francia è stata rimproverata da Ska Keller di non fare la sua parte. Hollande ieri ha fatto di nuovo riferimento al “meccanismo di ripartizione”, deciso dalla Commissione (per il momento praticamente lettera morta) ma ha affermato che “perché venga messo in opera ci vuole la protezione delle frontiere esterne”. Sulla Turchia, ha alzato la voce: “nessuna concessione sui diritti dell’uomo o i criteri di liberalizzazione dei visti”, come contropartita all’accettazione di parte dei migranti illegali da parte di Ankara. La Ue deve riattivare il principio della ripartizione, per mettere in atto l’intesa “uno a uno”, che vale solo per i siriani (e non per i rifugiati di altre nazionalità): per ogni siriano arrivato sul suolo europeo in modo illegale e respinto in Turchia, la Ue si impegna ad accoglierne un altro, profugo in un campo in Turchia.

Lunedi’ il governo francese presenta a sindacati e padronato una nuova versione della riforma del lavoro, dopo la contestazione in piazza da parte di giovani e sindacati, mentre il Medef (la Confindustria francese) applaude al testo. Qui Renzi si pone come modello, con il Jobs Act. Hollande cammina sulle uova, perché teme l’amplificarsi della protesta soprattutto dei giovani. Cosi’, ieri ha accennato a “un’agenda di crescita” per l’Europa, viatico per lottare “contro populismi e estremismi”. Tsipras aveva risposto preventivamente al “modello Jobs Act”: per il premier greco, bisogna guardare cosa è successo in Grecia e che potrebbe succedere altrove, poiché queste politiche nutrono “un mostro, quello dell’estrema destra, del fascismo, che cresce tra noi” in tutta Europa. “Ogni volta che abbiamo messo maggiore flessibilità nel mercato del lavoro abbiamo visto un fallimento patente di questa politica – ha sottolineato – in nessun modo la flessibilità rafforza la competitività della nostra economia”. Ma l’Europa ha scelto la politica dei “due pesi, due misure: quando si tratta di economia, democrazia e indipendenza dei paesi non esistono più”, mentre di fronte alla crisi dei rifugiati “le regole comuni non esistono più, un paese puo’ chiudere le frontiere liberamente”.