Si spera che sia come Ciampi, provando a esorcizzare il fantasma di Monti. La reazione dei sindacati all’arrivo di Mario Draghi è un’apertura di credito che si concretizza subito nel primo discorso del premier incaricato: «Sono fiducioso che dal confronto con i partiti e i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità».

Per Cgil, Cisl e Uil basta e avanza per dichiarare chiusa la «fase» Conte – con lui il dialogo c’è stato ma intermittente – e dare credito al tentativo dell’ex governatore della Bce che assieme a Trichet nel 2011 mandò la lettera da cui scaturì la nomina di Monti e le riforme del lavoro e delle pensioni lacrime e sangue di Elsa Fornero.

IL RAGIONAMENTO dei sindacati però tende a sostenere la distanza siderale da quel momento storico. Oggi l’austerità pare sotterrata, la Bce di Draghi in questi anni col quantitative easing ha operato per tutelare l’Italia e oggi l’Europa è l’istituzione che porta in dote 300 miliardi per riprendersi dalla pandemia e cambiare il paese a partire da green economy, digitalizzazione e lotta alle disuguaglianze. E lo stesso Draghi è stato chiamato da Mattarella che per motivare il no alle elezioni ha citato anche la crisi sociale e l’emergenza che scaturirebbe dalla fine del blocco dei licenziamenti. Ecco dunque che le premesse per un dialogo fecondo portano al ricordo del governo Ciampi – di cui Draghi fu fido collaboratore – quello che inventò la concertazione. Ad una riesumazione del metodo che portò all’accordo sul costo del lavoro del 1993 – pesante ma approvato in assemblea dai lavoratori – nessuno crede. Sul dialogo sociale e sulla proroga del blocco dei licenziamenti però contato tutti.

Difficile che Draghi faccia come Bersani – che nel 2013 da premier incaricato consultò tutte le parti sociali, arrivando perfino all’Arci Caccia, ma solo per prendere tempo davanti al niet invalicabile del M5s – ma i giudizi di Cgil, Cisl e Uil sull’uomo del bazooka monetario sono positivi, sebbene con colorazioni diverse.

Maurizio Landini era in televisione a poche ore dalla chiamata di Mattarella a dibattere e trovarsi d’accordo con Carlo Cottarelli. Ieri ha ribadito il concetto: «Non è ancora chiaro cosa hanno intenzione di fare i partiti, vedo che c’è un dibattito trasversale. Chiamare Draghi da parte di Mattarella credo sia stata una mossa di grande intelligenza e responsabilità che ha spiazzato anche le forze politiche», ha commentato il segretario generale della Cgil – . Mai come adesso serve fare sistema. Abbiamo bisogno al più presto di un governo nel pieno della sue funzioni e di un coinvolgimento delle parti sociali molto più forte. E questo non vuole dire sostituirsi alla politica o al governo ma di dire la nostra ed essere coinvolti nella progettazione del futuro», ha aggiunto.

«MARIO DRAGHI HA TUTTE le qualità, umane e professionali, la grande autorevolezza internazionale per guidare un esecutivo di alto profilo», sostiene la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, esprimendo «piena fiducia e sostegno alle scelte del presidente Mattarella per risolvere in tempi brevi una difficile crisi di governo nell’emergenza della pandemia». Per Furlan «occorre subito affrontare i gravi problemi del paese con l’indispensabile concertazione con le parti sociali, a partire dal piano vaccinale, il varo del Recovery Plan, il prolungamento del blocco dei licenziamenti e della cassa Covid e le riforme».

PIÙ GUARDINGA LA UIL: «Restiamo in attesa, nel rispetto del principio dell’autonomia dalla politica, che questa delicata fase istituzionale faccia il suo corso e giunga a soluzione. Come sempre, i nostri giudizi li esprimeremo sul merito e, dunque, sulle scelte concrete che saranno effettuate e sui provvedimenti che saranno assunti – commenta il segretario generale Pierpaolo Bombardieri – . Le nostre priorità sono note: salute, la sicurezza e l’ambiente; garantire e valorizzare il lavoro e il lavoro femminile, le pensioni e i giovani; investire nelle infrastrutture; ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, contrastando l’evasione fiscale».

FRA I PIÙ ACCANITI FAN di Draghi c’è poi un ex sindacalista. Marco Bentivogli, dimessosi la scorsa estate da segretario della Fim Cisl in modo tutt’altro che trasparente, ha tifato per l’incarico a Draghi da settimane. Il suo nome è nel totoministri per guidare il Mise. Ma sono pochi i sindacalisti che giudicherebbero positiva la nomina.