Ecologia, religione, politica, nelle sue declinazioni più radicali ed estreme, nei corsi e ricorsi della Storia e fino al perpetuo rinascere dei movimenti fascisti. Il dramma del Covid-19, che dallo scorso inverno attanaglia le nostre vite a ogni latitudine del mondo, ma anche la voglia di reagire, magari cercando conforto nella sfera privata, nella famiglia, nell’amore, tornati prepotentemente in cima alla lista di priorità delle nostre esistenze sconvolte dal virus.

SONO SOLO alcuni dei temi che attraversano la selezione del Pordenone Docs Fest – Le voci dell’inchiesta, organizzato da Cinemazero di Pordenone e di cui si inaugura mercoledì prossimo, 11 novembre, la 13esima edizione. Come quasi tutti gli eventi dell’anno dedicati al cinema, anche questo è passato attraverso il calvario dei rinvii e delle riconversioni on-line. Programmato tradizionalmente nel mese di marzo ma spostato in un primo momento a ottobre e ancora rimandato, Le voci dell’inchiesta ha visto spostare le date in avanti ben due volte dopo il lockdown di primavera e in seguito alla recente chiusura di cinema e teatri, dovendo alla fine rinunciare all’ipotesi di un’edizione ibrida come si sperava di fare. Saranno quindi visibili on demand e senza limiti di orario sulla piattaforma www.adessocinema.it, fino al 15 novembre e in alcuni casi anche oltre questa data, i titoli della selezione: film provenienti dai migliori festival di cinema documentario che offrono uno sguardo aggiornato sul presente, sul reale, su tutto ciò che accade oggi nel mondo.

Molti dei contenuti sono divisi per sezioni tematiche: «Nel suo nome», per approfondire il rapporto fra uomo e divino, fra sacro e profano, per riaffermare la libertà di culto, con l’anteprima nazionale di God, dietro le quinte della macchina scenica e comunicativa di Papa Bergoglio, realizzato da un collettivo di 17 registi cileni; «Amore puro», che in questo particolare presente, mentre riaffiora la necessità di ritrovare serenità e speranza, racconta come il sentimento venga prima di tutto, dell’età o della malattia, della diversità o dei ruoli; «Doc sound» dove attualità e musica si incontrano; «Quando c’era Lui», un intero focus, tra voci di oggi e di ieri, dedicato alla comprensione delle ragioni che soggiacciono al ciclico ritorno del fascismo, nostalgico o attualizzato nei movimenti di estrema destra, in Italia e in Europa.

NE FANNO PARTE All against All, di Luuk Bouwman, che si interroga sull’esperienza storica del fascismo pre-bellico in Olanda. Una storia dimenticata di scontri, intrighi, scissioni e fusioni, con tanti piccoli fuhrer dall’ego smodato e privi di autocoscienza, che hanno provato a diventare leader dei Paesi Bassi nonostante tutto e tutti; La Cravate, di Étienne Chaillou e Mathias Théry, sulle tracce di Bastien, un ragazzo di appena vent’anni, da cinque attivista del principale partito francese di estrema destra, il Front National; e nella speciale retrospettiva curata da Federico Rossin, storico e critico del cinema, trovano spazio All’armi siam fascisti! divampante documentario di Lino Del Fra, Cecilia Mangini e Lino Micciché su testo di Franco Fortini, presentato nel 1962 alla Mostra del Cinema di Venezia e poi congelato dalla censura, soprattutto perché mostrava in modo incontrovertibile la connivenza tra la Chiesa e il fascismo e la nuova versione digitale, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca nazionale, di Fascista di Nico Naldini, anche omaggio all’autore recentemente scomparso. Ancora: legalità, ecologia, rivoluzione digitale, lotta alle dipendenze.

MA SOPRATTUTTO l’emergenza pandemica raccontata in Wuhan – 76 Days, il primo documentario, presentato in anteprima nazionale, sul Covid-19 in Cina, da dove tutto è partito: i giorni frenetici dell’epidemia a Wuhan, punto zero della diffusione del contagio, gli esseri umani dietro la mascherina, le lotte di pazienti e medici che combattono in prima linea. E la serrata totale. Dal 23 gennaio e per 76 giorni. Undici milioni di persone bloccate in un paese dove il «controllo» è tutto. La paura, l’incertezza, la perseveranza. E una luce di speranza e di umanità in un periodo buio che in Occidente stiamo ancora attraversando.