La natura può riprendersi i suoi spazi anche in un ambiente ostile come il centro urbano di una grande città. Tra case e cemento. Al confine tra il centro di Torino e i quartieri di San Donato e Valdocco sorge, infatti, uno spazio «selvaggio» che pochi conoscono, deantropizzato da 45 anni. Si tratta del «giardino boscoso» del Buon Pastore, istituto religioso aperto nel 1844 e chiuso nel 1977. Con lo scioglimento dell’ex Ipab, il sito è diventato di proprietà del Comune di Torino, che però l’ha messo in vendita, con una variazione della destinazione d’uso, che imponeva, invece, un vincolo a finalità socio-assistenziali. La società, che si è aggiudicata all’asta il diritto di superficie e proprietà dell’immobile per 99 anni è la Cogefa, colosso delle costruzioni, con interessi dalle grandi infrastrutture (alta velocità compresa) all’edilizia commerciale. Per una cifra pari a 1,25 milioni di euro, nonostante sia un patrimonio stimato oltre 16 milioni di euro.

In uno dei lati del complesso sorge la casa colorata occupata del Prinz Eugen, i cui attivisti lanciano l’allarme sulla sorte del giardino boscoso: «Dovranno entrare i mezzi pensanti per la ristrutturazione del palazzo e abbattere di conseguenza – racconta Alda – olmi, gelsi e magnolie. Noi ci opporremo, ne vieteremo l’ingresso, per salvaguardare questo polmone verde inserito nel quadrato nero delle polveri sottili. In tanti anni, sotto i nostri occhi, abbiamo visto diversificarsi le specie, arrivare cuculi, rondini e pipistrelli, corvi e cornacchie. Pretendiamo che sia tutelato da interventi che ne alterino l’equilibrio in superficie come sotto. Essendo zona di terra profonda, farci dei parcheggi è da irresponsabili». Sono state mappate 90 specie arboree «tra spontanee, coltivate ed esotiche», precisa Alberto che sostiene che «per un esploratore metropolitano, con un occhio allenato alla botanica, è affascinante come una giungla tropicale». La questione è stata affrontata anche in consiglio comunale con l’interpellanza della consigliera d’opposizione Eleonora Artesio. L’assessore all’Urbanistica Antonino Iaria ha risposto dicendo che «la porzione delle aree verdi non è oggetto di dismissione patrimoniale andata all’asta». E che proventi derivanti dall’immobile saranno investiti nel welfare comunale. Ma restano aperti i punti relativi alla salvaguardia della biodiversità (non può diventare un giardino attrezzato qualsiasi, come detto anche da Artesio) e alla tutela dell’avifauna, come le centinaia di nidi nel sottotetto.

«Abbiamo scelto di tutelare questo spazio non utilizzandolo – spiega Sole del Prinz Eugen – senza organizzarci eventi e senza considerare la natura come un parco giochi a nostro consumo». Ogni seconda domenica del mese il Prinz apre le sue porte per visitare il giardino boscoso. Un’altra iniziativa è la raccolta solidale di materiale sanitario per i migranti. Tema al centro della loro lotta, come quella ai Cpr. In quello di Torino è morto recentemente suicida il giovane Moussa Balde, vittima di un brutale pestaggio a Ventimiglia.