Sono su un tetto di una scuola da quattro giorni, una quarantina di rifugiati nel quartiere di Kreuzberg, a Berlino, per protestare contro lo sgombero, avvenuto martedì scorso, quando duecento persone sono state trasferite dalla scuola Gehart-Hauptmann in alcuni centri di raccolta nella periferia della città. Per loro solo la promessa di ottenere presto un’abitazione, denaro e una risposta alle domande d’asilo sospese in alcuni casi da anni. Promesse che nel corso del tempo si sono dimostrate vane e alle quali non tutti hanno creduto, prendendo la decisione di resistere in un edificio accerchiato da più di mille poliziotti, chiedendo trasparenza e la concessione dello status di rifugiato per tutti gli occupanti, compresi coloro che sono stati trasferiti nei nuovi centri.

Le rivendicazioni dei richiedenti asilo, in maggioranza provenienti dal Sudan, sono accompagnate dalla tanto disperata quanto concreta e più volte ribadita minaccia di togliersi la vita saltando dal tetto dell’edificio nel caso in cui le forze dell’ordine decidessero di fare irruzione. Migliaia di attivisti si sono presentati ai posti di blocco che delimitano l’accesso alla scuola, nel tentativo di impedire un intervento definitivo della polizia e per portare solidarietà alla causa dei rifugiati. Alla protesta, dai toni pacifici, si sono accompagnate violente reazioni da parte delle forze dell’ordine e confusione dal mondo politico tedesco, che al momento sembra più impegnato a definire colpe e responsabilità della situazione che non a trovare una risposta alle richieste degli occupanti.

La confusa gestione dell’emergenza rimane per ora limitata alle istituzioni locali: la criticata Monika Hermann (Verdi), sindaco del quartiere di Kreuzberg-Friedrichshain, da giovedì sembra aver passato la palla a Frank Henkel (Cdu), membro del Senato della città di Berlino, probabilmente in seguito alla pacifica occupazione del municipio del quartiere da parte di alcuni manifestanti. Il senatore Henkel, noto per le sue posizioni a compromesso zero in materia di immigrazione, ha incontrato gli occupanti della scuola proponendo loro un’estensione della “Duldung” , di fatto un permesso di soggiorno temporaneo che dovrebbe permettere la presa in considerazione dei singoli casi di richiesta di asilo, senza però permettere a chi ne usufruisce di ottenere un posto di lavoro o accedere ai sussidi sociali.

La proposta è stata rifiutata in modo assoluto dai richiedenti asilo, così come il successivo invito a lasciare l’edificio e proseguire il dialogo in un luogo neutro, la chiesa Heilig-Kreuz di Kreuzberg, e da venerdì la situazione è di stallo. Alla richiesta degli occupanti di far accedere la stampa alla scuola è seguito un netto rifiuto da parte delle forze politiche e della polizia: per i media presenti è stato possibile, dopo lunghe contrattazioni, ottenere una conferenza stampa con tre degli occupanti nella strada fuori dalla scuola e sotto stretto controllo delle forze dell’ordine. Molte le attestazioni di solidarietà in Europa: a Bruxelles, Istanbul, Amburgo e Colonia si sono svolte manifestazioni e allestiti presidi informativi nei pressi delle ambasciate tedesche per chiedere che le istanze degli occupanti vengano ascoltate.