Bologna di nuovo laboratorio della sinistra. Le primarie per il candidato sindaco – previste per il 6 giugno -come una sorta di antipasto del congresso del Pd, proprio nella città simbolo.
Succede che la candidatura della renziana Isabella Conti, una vita tra i dem prima di seguire Matteo nella scissione, sta terremotando il partito. Con i renziani rimasti dentro sempre più tentati dal sostegno alla giovane sindaca di San Lazzaro.

Con un obiettivo chiaro: se a Bologna dovesse vincere la candidata di Renzi, il terremoto arriverebbe fino al Nazareno, scuotendo la leadership di Enrico Letta. A favore di chi? «Del governatore Stefano Bonaccini», assicurano fonti del Pd bolognese. Quel Bonaccini che stava scaldando i motori per la leadership nazionale, prima che le dimissioni a sorpresa di Zingaretti imponessero la chiamata di Letta. Guarda caso, fanno notare, Conti nelle prime dichiarazioni ha citato a più riprese il «modello Bonaccini».

E il governatore sibillino dopo la discesa in campo di Conti ha detto di «stimare» sia lei che il candidato ufficiale del Pd, Matteo Lepore, sostenuto senza dubbi da Enrico Letta che sabato parteciperà a una iniziativa del candidato.

Oggi, secondo i rumors, un assessore Pd della giunta di Virginio Merola, Marco Lombardo (ex renziano, con la delega al lavoro) si schiererà ufficialmente con Conti, rischiando qualche grana disciplinare, perché il codice etico del partito sconsiglia vivamente di votare alle primarie candidati di altre forze politiche. Un suo collega, Alberto Aitini (titolare di sicurezza e commercio), di Base riformista, a oggi è in campo contro Conti e Lepore.

Ieri da Roma è partita la voce, riportata dall’Agi, che Aitini potrebbe ritirarsi dalle primarie per fare un ticket con Conti. Marco Alfieri, coordinatore nazionale di Base riformista, parla di «notizia infondata». Ma non esclude un sostegno dei dirigenti bolognesi della corrente renziana a Conti. «Crediamo nell’autonomia dei livelli territoriali. Sbaglia chi prova a strumentalizzare in chiave nazionale un confronto che riguarda i bolognesi».

Un modo per dire che, se ci fosse un asse Aitini-Conti, non sarebbe stato deciso a Roma (per evitare tensioni con Letta). E tuttavia, dopo la scelta di Lombardo, il ticket Conti-Aitini segnerebbe una clamorosa spaccatura del Pd bolognese. Dietro Aitini infatti ci sono il coordinatore locale della corrente, il deputato Francesco Critelli («Mi riconosco nelle parole di Alfieri») e due consiglieri regionali, Giuseppe Paruolo e Stefano Caliandro.

Un “soccorso dem” che aiuterebbe certamente Conti, che Lepore ha già bollato come la candidata di Renzi. Con parole di fuoco: «Bologna ha respinto Salvini, respingerà anche Renzi che sta cercando di strumentalizzare le nostre primarie».

Conti sta già attraendo intorno a sé il mondo centrista che fa riferimento a Pierferdinando Casini e Gian Luca Galletti (che non fanno parte della coalizione di centrosinistra). E il M5S ha già detto che con lei vincente alle primarie uscirebbe dalla coalizione.

Tra i dem vicini a Lepore il timore è quello di un replay delle primarie del 2012 tra Bersani e Renzi, quando pezzi di centrodestra corsero ai gazebo per sostenere il rottamatore. E così si sta già pensando a un albo degli elettori: chi voterà dovrà firmare un documento in cui si dichiara elettore del centrosinistra, con una decina di punti programmatici. «Il Pd è stata la mia famiglia», ricorda suadente Conti agli ex compagni. L’assessore Lombardo ha già detto sì, ora si attende la mossa di Aitini