Non so se è un caso che la più grande manifestazione social-reale di venerdì scorso sia stata generata da una ragazza che dice di vedere e di voler vedere il mondo solo in bianco o nero, rifiutando i grigi, le sfumature che consentono sempre di svicolare dalle risposte nette del sì o no (il problema della sostenibilità esiste, ma non si riesce ad aggredirlo e lo si rimanda sempre ad un futuro…).

L’età digitale è cominciata con il bit con la cifra binaria, zero o uno, o sì o no. Da allora essa si è dispiegata creando una sorta di società parallela, il mondo virtuale alternativo e altro rispetto a quello reale. Fino ad arrivare, oggi, alla “società dei social” composta da individui con un smartphone integrato in una mano.

Non so se è un caso, ma è certo che siamo davanti ad un tornante: si affaccia alla storia una generazione di giovanissime/i (è ora di mettere la «e» prima della «i») che non può più accettare i tempi lunghi, la complessità della politica e che, avendo 12 -15 anni vuole che si pensi oggi e da oggi al mondo che li aspetta quando saranno adulti.

Angoscia esagerata? Figlia dell’ignoranza della scienza, che guarda all’attimo invece che alle ere geologiche? Può anche darsi. Ma può anche darsi che abbiano ragione.

E può anche darsi che siamo noi adulti che non sappiamo più andare oltre la cronaca del quotidiano che contagia oggi il mondo politico e culturale, e sognare e far sognare, avere sguardi lunghi e visioni strategiche, oggi relegate, con toni dispregiativi, ad ideologie.

E può darsi che siamo noi adulti che dobbiamo fare, decisamente e subito, posto a queste nuove generazioni mettendoci al servizio, anche con le nostre esperienza e con le nostre storie, a al servizio, delle loro istanze. Eccesso di giovanilismo da parte di chi scrive da oltre la soglia degli 80?

Può darsi anche questo. Ma è certo che oggi tutto non può più restare più come prima e che qualcosa deve cambiare nell’intimo delle persone, nelle organizzazioni collettive e, soprattutto, nelle forze politiche, nel mondo e nella nostra Europa-Italia.

Per limitarci a quest’ultimo contesto, il fatto che, nel continente in cui è nata l’idea di socialismo e la pratica delle sinistre, le forze legate a quella tradizione, nelle diverse versioni di estrema o socialdemocratica, stiano vivendo una fase di declino diffuso e che le uniche alternative alle derive nazionalistiche emergano da movimenti che si ispirano all’ambientalismo ci impone una svolta “vera” oltre il realismo della politica politicante con i suoi né si né no.

Operazione difficile e complessa, non delegabile alla politica, che non può che nascere in simbiosi con l’evoluzione dei movimenti di cui stiamo parlando. Quindi saranno necessari tempi non brevi e modalità nuove da sperimentare. Ma questa dose di realismo non può e non deve servire, come si diceva, a “svicolare” dalle risposte che dobbiamo dare.

Partiamo, allora, per cominciare, da due di queste.

Prima. Stiamo parlando di riduzione dei parlamentari ed, in collegamento, di nuova legge elettorale. Non sarebbe questo, oggi e subito, il momento giusto per affiancare alla riforma il diritto dei giovani sui 15 anni di votare?

Seconda. Venerdì prossimo – venerdì è solo caso un caso e Enrico Giovannini propone i Saturdays for Future – sarà presentato il nuovo Rapporto ASvis (Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile) dedicato all’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile). Negli ultimi tempi è andato di moda – lanciato dalle madamine protav, sostenuto dal Pd e rilanciato oggi come tratto identitario dal nuovo partito di Renzi, il Partito del Pil. Non sarebbe questo il momento di pensare ad un movimento globale per un nuovo Benessere Sostenibile alternativo al modello economico e sociale connaturato all’era del Pil? E, all’ordine del giorno di una ricerca su un possibile futuro per la sinistra in Italia, non dovrebbe esserci oggi proprio questa idea? E che una entità sovranazionale come l’Europa debba essere ricostruita non per imporre ai singoli paesi come debbono contenere la propria autonomia per non disturbare il mercato. ma come debbano dispiegarla per costruire un nuovo futuro sia per l’Europa che per i giovani?

Se non erro una prima proposta di ridurre l’età del voto, oggi la rilancia lo stesso Letta, era stata avanzata da Grillo. Ed il Grillo degli spettacoli ha contribuito a far crescere la consapevolezza dei rischi ambientali e climatici del nostro modello di sviluppo e la stessa intransigenza verso una politica che, impigliata nella ragnatela del potere non decide né si né no. Poi le cose sono andate come vediamo e, dalla scelta del capo politico al rapporto col potere e col governo, si sono dipanate ascesa ieri e declino oggi di quel movimento. Ma questo declino non giova né alla partecipazione e né alle sinistre.

Adesso, anche se ancora alcuni si ostinano a non vederlo, stiamo assistendo ad una profonda ristrutturazione del quadro politico italiano. E siamo solo all’inizio.
Dovremmo evitare di fare anche adesso la parte degli adulti che dicono si è vero il problema di un radicale rinnovamento esiste, ma…..aspettiamo e vediamo cosa succede. Evitare cioè di continuare a ragionare in termini di alleanze tra le forze esistenti magari con lo scopo recondito di salvare il salvabile?.

Può darsi che ancora una volta le cose andranno così.

E’ già accaduto nel ’68 – opportunamente e provocatoriamente ricordato da Norma Rangeri – quando la sinistra perse l’occasione di rinnovare se stessa rinviando a dopo ciò che doveva fare prima.

Ma spero che i giovani questa volta ce lo impediscano.