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I quarant’anni di Goldrake, icona pop di generazioni

I quarant’anni di Goldrake, icona pop di generazioni

Animazione La riedizione di «Mazinga nostalgia» di Marco Pellitteri, viaggio nella storia dei cartoni giapponesi in Italia

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 4 aprile 2018

Il 4 aprile del 1978 sulla seconda rete Rai, venti giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, andava in onda, presentata da Maria Giovanna Elmi, la prima puntata di Atlas Ufo Robot, più comunemente conosciuto come Goldrake, il cartone animato che avrebbe aperto le porte alla serialità giapponese nel nostro paese. L’avvento di quelli che alcuni decenni dopo sarebbero stati chiamati anime, avrebbe non solo plasmato l’immaginario delle generazioni a venire, ma anche avuto un impatto culturale quasi devastante sul sistema televisivo e mediatico in Italia.

La percezione e la ricezione dell’animazione giapponese nel nostro paese è stata studiata per quel che riguarda il primo periodo, dal 1978 appunto agli anni novanta, in Mazinga Nostalgia, un volume scritto e pubblicato da Marco Pellitteri nel 1999. Questa prima edizione, uscita per Castelvecchi, in qualche modo lanciò lo sviluppo di questo tipo di saggistica nel nostro paese, che con l’andare degli anni si è notevolmente affinata e diversificata, ed ora proprio per celebrare il quarantennale dell’avvento di Goldrake il libro è stato modificato e notevolmente ampliato per trasformarsi in due tomi cartonati di quasi 1500 pagine, Mazinga Nostalgia – Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation dal 1978 al nuovo secolo (edizioni Tunuè, Lapilli Giganti, 1413 pp).

Più che un libro, questa nuova edizione di Mazinga Nostalgia si presenta come un complesso studio e rendiconto di una galassia in continuo movimento, quella del rapporto tra anime e manga giapponesi da una parte e le varie generazioni di italiani che nel corso di decenni sono cresciute e si sono abbeverate a queste fonti dell’immaginario nipponico. Per far ciò l’autore si è avvalso anche dell’aiuto di una serie di collaboratori, fra i migliori esperti e saggisti del settore non solo italiani, in una cavalcata che ha il respiro dello studio storico e sociologico, ma che ha il pregio di intrattenere sia chi il periodo del primo boom degli anime lo ha vissuto sulla propria pelle, sia chi ha scoperto solo negli ultimi decenni il mondo dell’animazione giapponese.

Partendo da un’attenta ed esauriente analisi dell’immaginario eroico pre-cartoni animati giapponesi ma anche pre-televisivo, Pellitteri sposta quindi la sua attenzione sul periodo dell’avvento di Godrake e di tutti i robottoni: il Mazinga del titolo è il primo robot d’acciao creato da Go Nagai uscito in Giappone nel 1972, prima di Goldrake, ma anche degli altri anime quali Candy Candy o Lady Oscar. Proprio nel periodo fra il 1978 e la metà degli anni ottanta, grazie alla massiccia messa in onda di cartoni animati giapponesi in maniera quasi indiscriminata, avvenne uno slittamento importante rispetto alle generazioni precedenti nell’immaginario dei bambini e ragazzini italiani, una vera e propria rottura con la generazione dei padri.

Solo per dare un’idea delle proporzioni della massa dei cartoni nipponici arrivati in Italia, senza considerare i manga, basti pensare che dal 1976 al 2006 sono stati trasmessi circa 700 anime, senza contare lungometraggi o OAV, i prodotti realizzati direttamente per il mercato home video, mentre sono solo 275 quelli trasmessi dal 1963 al 2012 in America, spesso considerato il territorio principe per la penetrazione della cultura pop giapponese.
Come è noto la messa in onda di Goldrake e di altri cartoni animati scatenò polemiche anche in sede politica: per raccontare come furono percepiti gli anime giapponesi in quegli anni, spesso visti come «il diavolo» da gran parte dei giornalisti, il libro riporta quindi anche un’ampia rassegna stampa dell’epoca, soprattutto quella più furente dal 1978 al 1984.

Altre tematiche analizzate nei due volumi sono la censura degli anime e come essi venissero tagliati e modificati per aderire a quello che si sosteneva essere il sentire occidentale dei bambini, ed i fenomeni, decisamente più recenti, delle sigle e del collezionismo di oggettistica legato ai cartoni animati, che tanta fortuna hanno avuto soprattutto grazie all’«amplificazione» consentita dalla rete.
Nei vent’anni dalla prima edizione del libro, molto è cambiato nel mondo degli anime e nella loro fruizione nella nostra penisola: la popolarità di massa dell’animazione giapponese durante gli anni ottanta e novanta lascia il posto ad una passione più profonda forse, ma senza dubbio più di nicchia, anche perché, come spiega l’autore, ora vengono trasmessi meno cartoni animati sulle reti generaliste, specialmente per ragioni economiche.

Per chi ha letto il saggio originale nel 1999 o per chi ha seguito lo sviluppo della penetrazione dei cartoni animati e dei manga in Italia durante gli ultimi trent’anni, questa nuova edizione rappresenta uno studio unico, anche a livello internazionale, proprio per la specificità del caso Italia di cui si scriveva sopra, che documenta in maniera capillare e inquadra le variazioni che hanno caratterizzato tale penetrazione. Se all’inizio i cartoni animati giapponesi erano visti, specialmente dagli adulti, come qualcosa quasi di alieno, nei decenni si è passati all’accettazione ed infine, come illustra molto bene Pellitteri nei due volumi, l’avvento di anime e manga è diventato parte importantissima, non la sola naturalmente, del bagaglio pop-culturale delle generazioni cresciute negli ultimi quarant’anni.

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