«Vorrei che tutti gli artisti vendessero le loro impronte digitali, o che si facessero delle competizioni per vedere chi riesce a fare la linea più lunga, o che tutti vendessero la loro merda in scatola – l’impronta è l’unico segno della personalità che si possa ammettere: se i collezionisti desiderano qualche cosa di intimo, veramente personale dell’artista, ecco a loro la merda» (lettera di Piero Manzoni a Ben Vautier, 1961). Fu proprio in quel maggio del ’61 che l’artista (1933 – 1963) realizzò le 90 scatolette che andarono a costituire la celebre opera Merda d’artista. Per i suoi sessant’anni, la Fondazione Piero Manzoni ha organizzato diverse iniziative che arriveranno fino al 2022, per narrare storia e leggenda della «indecente» scatoletta (è on line il nuovo sito merdadartista.org). La Taplabwallcovering con il progetto 8PER / Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni ha prodotto otto nuove carte da parati (fino al 30 alla Casa degli artisti di Milano). C’è anche un libro pubblicato da Carlo Cambi Editore in quattro lingue, come l’etichetta stessa dell’opera: raccoglie i saggi di Luca Bochicchio, Flaminio Gualdoni, Rosalia Pasqualino di Marineo e Marco Senaldi.Intanto, il regista Andrea Bettinetti (già autore di Piero Manzoni, artista, 2013) sta lavorando a brevi documentari su temi specifici, tra cui lo scandalo del febbraio 1971, quando la Merda d’artista venne esposta alla Galleria d’arte moderna di Roma e ne conseguì una interrogazione parlamentare: il deputato della Dc Guido Bernardi attaccò i criteri selettivi della direttrice Palma Bucarelli e la «veridicità» dell’opera. La querelle divertì molto la stampa che titolò sulle discussioni alla camera intorno agli «escrementi d’artista». Manzoni, che duchampianamente imbottigliò anche il fiato, è stato un performer, artista e scultore che ha plasmato alchemicamente il corpo, inventando un valore spropositato anche per i suoi scarti: la Merda d’artista, sigillata in 90 scatolette da 30 grammi, simili a quelle della carne Manzotin, è una merce che viene paragonata all’oro, tanto da seguirne le quotazioni. Nel 2016, una scatoletta è stata venduta all’asta per 275mila euro.