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I predicatori della Costituzione in viaggio nelle carceri italiane

I predicatori della Costituzione in viaggio nelle carceri italianeUna cella del III raggio del carcere di San Vittore – LaPresse

Giustizia Parte da Rebibbia, il tour di lezioni ai detenuti dei giudici della Corte costituzionale

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 27 settembre 2018

Un «frammento di Costituzione» da spiegare in ogni carcere. Con questo obiettivo, e in occasione delle celebrazioni del settantennale della Carta Costituzionale (entrata in vigore il 1 gennaio 1948), i giudici della Corte escono nuovamente dallo splendido Palazzo della Consulta e tornano a cercare il contatto con la società italiana. Dopo il viaggio nelle scuole cominciato lo scorso anno, è ora la volta delle carceri.

Il presidente della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi

Perché, come ha spiegato ieri il presidente della Corte Giorgio Lattanzi, «la Costituzione è uno scudo, che protegge soprattutto chi non ha potere». E «i carcerati non hanno potere ma hanno una loro dignità di cittadini che va riconosciuta, pur nella ristrettezza della libertà personale: non esistono barriere ideali ma solo fisiche tra chi è dentro e chi è fuori dal carcere».

Così, a cominciare da Rebibbia, a Roma, il 4 ottobre prossimo, i giudici costituzionalisti terranno ai detenuti lezioni sulla Costituzione e sul ruolo della Consulta (conosciuta solo dal 15% degli italiani, secondo un sondaggio citato dal presidente Lattanzi, ma probabilmente da molti di più all’interno delle carceri); risponderanno alle loro domande e con l’occasione si faranno accompagnare all’interno degli istituti e a visitare qualche cella.

Nel teatro del Nuovo complesso dell’istituto romano – che è ancora sotto shock per la recente tragedia avvenuta al “nido” della sezione femminile – lo stesso presidente Lattanzi terrà, insieme ad altri giudici, una lezione ad una platea di 250 detenuti, tra i quali una ventina di donne. Poi il «Viaggio nelle carceri» proseguirà a Milano San Vittore (il 15 ottobre con la giudice Cartabia), Nisida minorile (Amato, il 19 ottobre), Terni (il 29, Coraggio), Genova Marassi (9 novembre, Viganò), Lecce femminile (16 novembre, De Petris), e in altri istituti nel 2019.

«Pieno sviluppo della persona umana; Pari dignità sociale; Rimuovere gli ostacoli; Tendere alla rieducazione; Senza distinzione; Sia come singolo sia nelle formazioni sociali; Effettiva partecipazione; Solidarietà politica, economica e sociale; Fondata sul lavoro; Concorrere al progresso materiale o spirituale della società; Manifestare liberamente il proprio pensiero». Frammenti, appunto, di Costituzione.

Tutte le lezioni verranno trasmesse in diretta streaming anche in altri 145 carceri italiani e sul sito della Corte costituzionale. E a Fabio Cavallari, che diresse i detenuti/attori di Cesare deve morire, il film dei fratelli Taviani girato nel carcere di Rebibbia, Rai Cinema ha affidato la regia del docufilm che verrà realizzato al seguito dei costituzionalisti. «Un documentario – ha spiegato Nicola Claudio, della Rai – che recupera in parte l’idea di fondo del reportage Viaggio in Italia realizzato da Guido Piovene per la Rai negli anni Cinquanta con il fine di raccontare il Paese che stava nascendo».

E raccontare le carceri, «considerate sempre, e a torto – ha affermato Lattanzi – un altrove rispetto alla società», in questo momento storico è ancora più importante. Perché «in Europa e non solo c’è un clima politico e culturale che è cambiato – ragiona il presidente della Corte – Ci sono orientamenti politici che, senza entrare nel merito, mi pare contrastino con il significato della Costituzione. Alcune idee, orientamenti, non so quanto consistenti, che un tempo si vergognavano di comparire e rimanevano nascosti, oggi invece circolano in Europa».

E perciò, «non suoni strano andare a “predicare” la Costituzione, la nostra legge suprema, da persone che con la legge hanno avuto un rapporto perlomeno antagonista, contrastato, difficile – conclude il giudice Lattanzi – La legge, che stabilisce i doveri, è anche una garanzia, pure per chi è recluso, e la Costituzione garantisce tutti rispetto alle mutevoli maggioranze e a un potere che, altrimenti, potrebbe anche essere incontrollabile e sopraffattore».

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