I ricercatori precari dell’Istat hanno assediato ieri la direzione del partito Democratico. «Noi dall’Istat non ce ne andiamo», è stato uno dei cori intonati dai manifestanti che hanno esposto un striscione con la scritta «stabilizzazione precari Istat – presto disoccupati». Il «presto disoccupati» recava le iniziali del «Pd». I politici del partito che tiene in vita il governo Gentiloni restano ancora divisi sulle sorti di un emendamento, prima presentato e poi ritirato per dissidi interni, che potrebbe stabilizzare 350 ricercatori dell’Istituto nazionale di statistica. La protesta prosegue da giorni, dopo l’occupazione del tetto dell’Istat e quella dell’account twitter dell’istituto. Il presidente del Pd Orfini avrebbe assicurato la volontà del partito di sciogliere il nodo.

“Da mesi – denunciano i precari – viene rinviato un provvedimento che rappresenterebbe la soluzione del precariato per l’Istituto Nazionale di Statistica. Tutti gli esponenti del Governo e del Partito Democratico incontrati in questi mesi non hanno fatto mai alcuna obiezione di merito sulla nostra stabilizzazione”.”Eppure nel Decreto Milleproroghe – che ha già affrontato e risolto le situazioni di precariato di altri due Enti della Pubblica Amministrazione con provvedimenti identici a quello che rivendichiamo (l’Istituto Superiore di Sanità e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) – l’emendamento che ci riguarda è fortemente a rischio e risulta accantonato in Commissione Affari Costituzionali e Bilancio del Senato da oltre dieci giorni, in attesa del via libera del Governo che stenta ad arrivare”.

La stabilizzazione non comporterebbe oneri aggiuntivi per le casse dello stato, assicurano i ricercatori che si dicono “ostaggi del dibattito interno al Partito Democratico, senza nessuna attenzione al merito delle nostre vite e della nostra vertenza che parla di persone impiegate nel mondo della Ricerca Pubblica”.

A sostegno dei ricercatori c’è anche il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva: «Sono stati selezionati con cura e attenzione, grazie ad un rigoroso concorso pubblico, per poter realizzare il nuovo Censimento permanente della popolazione, progetto che consentirà notevoli risparmi rispetto al censimento tradizionale. Questi ricercatori hanno tutti contratti con scadenza alla fine del 2017.Senza la stabilizzazione del 20% dei dipendenti, l’Istituto non potrà procedere (o rischia fortemente di non poter procedere) alla realizzazione del Censimento permanente della popolazione».