Rimpallo di responsabilità tra Regione Lombardia e governo sulle zone rosse di Alzano Lombardo e Nembro. Come ipotizzato 10 giorni fa, il procuratore facente funzione di Bergamo Maria Cristina Rota ascolterà come persone informate sui fatti il premier Conte e i ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza, nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata istituzione della zona rossa nei comuni della Val Seriana colpiti dall’emergenza Covid-19. I sostituti procuratori del tribunale bergamasco sono già a Roma, dove le audizioni per i tre esponenti del governo inizieranno domani pomeriggio.

Conte sarà ascoltato per ultimo: «Non sono affatto preoccupato. Riferirò ciò che so – ha risposto il premier ai giornalisti davanti a palazzo Cigi – Ben vengano le inchieste, i cittadini hanno diritto di sapere e noi di rispondere». L’appuntamento con i pm è un intoppo verso gli Stati generali dell’economia inizialmente programma proprio da domani ma rinviati a sabato per il forfait delle opposizioni. Già ieri a Roma, sempre come persona informata sui fatti, è stato ascoltato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro.

Lo scorso 29 maggio, i giudici avevano già sentito il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera che avevano scaricato la responsabilità sul governo, dichiarando coralmente che la zona rossa «era una decisione dell’esecutivo». A sorpresa la stessa pm, poco dopo gli interrogatori, aveva inusualmente commentato: «Da quello che ci risulta, la decisione era governativa». Motivazione che l’ha spinta a chiedere l’audizione di Conte e dei due ministri. A quelle prime dichiarazioni di Fontana e Gallera aveva risposto il ministro degli Affari regionali Boccia: «L’articolo 32 delle legge 23 dicembre 1978 n. 833 dà anche alle Regioni la possibilità di istituire la zona rossa». Cosa che è effettivamente accaduta in circostanze analoghe: un caso su tutti, l’ordinanza del 5 aprile firmata dal governatore campano Vincenzo De Luca che isolava il comune di Lauro, in provincia di Avellino. La Lombardia, invece, dopo la zona rossa di Codogno voluta dal governo, non ha provveduto a isolare i due comuni della bergamasca. Neanche quando, l’8 marzo, da Roma arrivava l’ok per rendere l’intera regione «zona arancione» e l’R0 in Val Seriana era superiore a 1. Ma che a Nembro fosse in atto un nuovo focolaio, diverso da quello del basso lodigiano, era stato proprio l’assessore Gallera a dichiararlo in conferenza stampa il 25 febbraio.

La procura di Bergamo per ora fa sapere che le audizioni di Conte, Lamorgese e Speranza sono «un atto dovuto». Ma il leader della Lega Salvini già canta vittoria emettendo la sua sentenza: «Giustizia è fatta: chi ha sbagliato deve pagare!», ha dichiarato, subito sommerso da accuse di sciacallaggio. «Che la procura di Bergamo senta i rappresentanti delle istituzioni è normale. Lo è molto meno che non lo sappia un ex ministro degli interni e su questo cerchi di fare propaganda in una circostanza così dolorosa», ha scritto su Twitter Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, mentre un’altra dem, la senatrice Malpezzi, ha rilanciao: «Spieghi Salvini perché la giunta lombarda non è andata nella direzione di molte altre amministrazioni che hanno deciso tempestivamente e autonomamente l’istituzione di zone rosse».

Davanti al tribunale di Bergamo, intanto, va in scena il «Denuncia day», l’iniziativa del comitato per le vittime «Noi denunceremo» che ha già presentato alla procura circa cinquanta esposti. «Per ora sono contro ignoti, ma vogliamo la verità», ha dichiarato il presidente del comitato Luca Fusco.