Un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Michael J. Polito dell’università della Louisiana ha scoperto che i pinguini della penisola Antartica hanno cambiato dieta per colpa nostra. Gli scienziati hanno esaminato l’alimentazione di due specie molto simili, il pinguino «gentoo» (detto anche «papua») e il pigoscelide antartico, che vivono sulle coste della penisola antartica.
Entrambi i pinguini si nutrono di krill, i crostacei di piccole dimensioni che si trovano soprattutto nelle fredde acque delle regioni polari. Ma la disponibilità di questo alimento risente dell’influenza umana, sia per le attività di pesca che per il riscaldamento climatico, e le due specie hanno mostrato una reazione molto diversa ai periodi di scarsità.

FINO AGLI ANNI ’70, l’attività di pesca ha favorito la disponibilità di krill, alimento base anche per balene, foche e pesci. Ma nei decenni successivi l’abbondanza è calata. Il primo motivo è rappresentato dai limiti alle attività di pesca introdotti progressivamente per proteggere le specie in via di estinzione e dal contemporaneo aumento della quantità di krill pescato.
In secondo luogo, il riscaldamento climatico si è manifestato in modo molto più grave nella penisola Antartica: mentre a livello globale la temperatura negli ultimi settant’anni è salita di circa un grado, nella penisola antartica l’aumento è arrivato a ben sei gradi, con conseguenze sullo scioglimento dei ghiacci e sull’acidificazione degli oceani.
Per adattarsi a questo nuovo scenario i pinguini Gentoo hanno mutato le loro abitudini alimentari. Oltre al krill, hanno iniziato a nutrirsi di specie più complesse come seppie e pesci.
I ricercatori lo hanno appurato analizzando l’abbondanza degli isotopi dell’azoto nelle piume, che dipende dal tipo di cibo che si introduce nel corpo. Ricorrendo anche agli esemplari conservati nei musei, hanno ricostruito le abitudini dei pinguini fino a quasi un secolo fa.

IN QUESTO relativamente breve periodo, i Gentoo ha risalito un intero gradino nella catena alimentare, passando dal terzo al quarto livello – cioè subito al di sotto dei predatori apicali – in una classificazione utilizzata comunemente dagli scienziati. Grazie a questo adattamento, la popolazione di Gentoo è aumentata di sei volte negli ultimi quarant’anni.
I pigoscelidi antartici, al contrario, non hanno cambiato abitudini né posizione nella catena alimentare. Perciò, nello stesso periodo, il loro numero è calato del 40%. Secondo Kelton McMahon, uno degli autori dello studio, «conoscendo come gli ecosistemi hanno risposto ai mutamenti ambientali del passato possiamo migliorare le previsioni sull’adattamento futuro e migliorare l’interazione tra uomo e ambiente nell’Antartide». La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Proceeding of the National Academy of Sciences.