Sergio Mattarella sta limando il discorso agli italiani che farà domani sera, l’ultimo da presidente della Repubblica. Dalle voci che trapelano dal Quirinale dovrebbe far riferimento alla responsabilità: quella dei singoli italiani di fronte alla nuova ondata pandemica e quella della politica che si trova a dover gestire l’ennesimo percorso emergenziale. E che pare procedere in ordine sparso di fronte alla scelta del nuovo presidente.

QUESTO È IL CLIMA che si respira soprattutto nella maggioranza che sostiene Mario Draghi, con i partiti che sembrano preoccupati più degli equilibri di governo che dei nuovi assetti istituzionali. È solo in nome di queste divisioni che sembra restare in campo la candidatura di Silvio Berlusconi. Sul nome del quale il centrodestra garantisce massima unità, nonostante il fatto che il leader di Forza Italia non sembri in grado di sfondare davvero oltre il recinto della coalizione che lo candida in fondo senza troppa convinzione. Maurizio Gasparri, ad esempio, raccomanda di non «disarticolare l’azione del governo» e ricorda che «la destra politica vede storicamente in Berlusconi il fondatore di un centrodestra coeso e inclusivo». Il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, sostiene che l’alleanza deve «indicare per prima una soluzione» e ricorda al suo schieramento il «dovere di riconoscenza» verso il Cavaliere.

MA PROPRIO il no a Berlusconi continua a rappresentare l’unico punto fermo del Movimento 5 Stelle, la prima forza parlamentare ancora in cerca di una strategia. Ieri i due capogruppo alla Camera e al Senato hanno trasmesso ai parlamentari le indicazioni che sono venute dal vertice del giorno precedente con Giuseppe Conte e la delegazione ministeriale: poca sostanza se non la promessa di scelte condivise. Il capo dei 5 Stelle però ha raccolto la diffidenza dei suoi: va bene proporre una donna, ma in molti non accetterebbero alcune delle proposte che arriverebbero dal centrodestra. Specie quella di Letizia Moratti, attuale assessora alla sanità in Lombardia contestatissima dai grillini in consiglio regionale sulla gestione del Covid.

LA SOLUZIONE DRAGHI, alla quale sembrano credere solo Enrico Letta e Luigi Di Maio, avrebbe il vantaggio di una maggioranza larghissima. L’ostacolo principale è il terrore di molti parlamentari: senza lui a Palazzo Chigi rischia di saltare anche la maggioranza e dunque la legislatura. A questi timori sembra rispondere il dem Andrea Marcucci quando invita i leader che sostengono Draghi a lavorare ad un accordo per la successione a Palazzo Chigi che allo stesso tempo garantisca anche «la fine naturale della legislatura».

SONO PAROLE che in un certo senso trovano sponda nel presidente di Confindustria Carlo Bonomi, secondo il quale di fronte «alle contrapposte pulsioni deve prevalere la maggior condivisione possibile». L’agenzia di rating Bloomberg considera il trasloco di Draghi al Colle un grave rischio per l’economia italiana e sugli equilibri in Unione europea. Cresce anche la preoccupazione per le ripercussioni che il numero di contagi potrebbe avere sullo svolgimento delle votazioni. Si chiedono modalità di voto che evitino di mantenere tutti insieme e in presenza. Il deputato del Pd Stefano Ceccanti invoca lo smart-voting da remoto: «Non vedo perché non si possa farci votare con un computer». Ma le regole della seduta comune dei grandi elettori sono fissate dalla Costituzione. Ai presidenti delle camere il compito di trovare una soluzione.