Manifestazioni di padroni, ieri a Parigi e a Tolosa, al grido di “liberate l’impresa”, “cadenASSEZ” (cadenas: lucchetto, cadenasser: chiudere con un lucchetto, assez: basta). 6mila nella capitale sono arrivati sotto le finestre del ministero delle Finanze con dei lucchetti (simbolo dell’amore spezzato con il governo Valls e dei lacci e lacciuoli di cui si sentono vittime), 4mila nella città di Airbus, dove alcuni si sono incatenati al cancello della Prefettura (i dati sono degli organizzatori, per la polizia erano 4500 complessivamente). Il tutto su sfondo sonoro di fischietti, per segnalare la disapprovazione della politica del governo. Era da quindici anni che il padronato non organizzava manifestazioni di protesta. Ieri in piazza era presente soprattutto la piccola impresa assieme agli artigiani, ma mercoledi’ il Medef (la Confindustria francese) organizza un incontro a Lione e tutta la settimana è dedicata alla mobilitazione, con manifestazioni varie in una quindicina di città. A Lione il Medef ha deciso di evitare i fischietti, per paura del ridicolo. Ma la tensione è forte e c’è chi teme episodi di violenza, come è successo durante le rivolte in Bretagna dei Bonnets Rouges contro l’ecotassa (poi abolita a causa della pressione della piazza). Prima erano stati movimenti come quello dei Piccioni a far indietreggiare il governo. Il sito liberonslesentreprises.fr raccoglie firme per allentare leggi, controlli e tasse.

Il padronato spera di far piegare il governo su tre decisioni giudicate “inapplicabili”: il “conto lavoro usurante”, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio e che permette ai dipendenti di accumulare dei punti per anticipare l’età della pensione in caso di attività a rischio (lavoro di notte, ripetitivo, in un ambiente pericoloso ecc.); la proibizione di assumere qualcuno part time per meno di 24 ore la settimana; e, infine, l’obbligo di informare i dipendenti con due mesi d’anticipo prima della vendita di un’impresa con meno di 250 salariati. I padroni chiedono la “sospensione” immediata di queste tre disposizioni. Ritengono che vadano contro la libertà di intrapresa e che siano per di più costose (il Medef ha calcolato un costo di 500 euro per dipendente per tenere aggiornato il “conto lavoro usurante”). Nel recente passato, proteste anche violente hanno fatto indietreggiare il governo. Il padronato denuncia lo scarto tra i discorsi pro-impresa (“io amo l’impresa” aveva persino detto lo scorso agosto il primo ministro Manuel Valls) e le decisioni legislative, che non farebbero che aumentare gli obblighi e i prelievi.

Il governo è sulla difensiva. Ha ricordato di aver concesso alle imprese 41 miliardi di sgravi fiscali, dopo aver varato il Patto di Responsabilità. Valls ha problemi con l’ala sinistra del Ps, proprio a causa di questi “regali” alle imprese, non compensati con politiche a favore del salariato. Ma il padronato aumenta la pressione. Pierre Gattaz, il presidente del Medef, ha chiesto l’abolizione della patrimoniale (Isf), che secondo lui esiste solo in Francia. La “politica soffoca le imprese” con regole e prelievi contributivi, afferma il padronato. Le imprese francesi soffrono a causa della crisi. Ci sono 63-64mila fallimenti l’anno. La base del padronato si sta radicalizzando politicamente. Secondo l’istituto di sondaggi Ifop, il 35% degli imprenditori, degli artigiani e dei commercianti ha votato Fronte nazionale alle europee. Una parte sempre più consistente degli iscritti al Medef chiede di rompere i rapporti con il governo e di denunciare tutte le trattative in corso con i sindacati. In particolare, procedono con grandi difficoltà le trattative per le “soglie” sindacali, cioè sul numero di dipendenti a partire dal quale scattano dei diritti di rappresentanza dei salariati. Alcuni pensano che sarebbe meglio bloccare tutto e “aspettare il 2017”, cioè la prossima presidenziale, dove molto probabilmente sarà la destra a vincere (e dove c’è persino il rischio di un importante risultato dell’estrema destra, con Marine Le Pen al ballottaggio).