Zingaretti deve aspettare fino alle otto di sera per il messaggio di ringraziamento ufficiale. Ma ugualmente non riesce a commentare il dato definitivo: «Risultato davvero straordinario per la partecipazione e il consenso», dice, «grazie a tutti». Risultato ancora provvisorio: secondo la commissione per il congresso mancavano ancora i dati di diversi collegi.
«Non siamo su Rousseau» ripetono per tutta la giornata gli esponenti del Pd, orgogliosi dell’alta – e tangibile – partecipazione. Persone in carne e ossa, non click. La differenza è anche che sulla piattaforma grillina i risultati sono facilissimi da calcolare. Nel partito democratico a 24 ore dalla chiusura dei seggi delle primarie bisogna accontentarsi di dati parziali.

Con il 93% dei collegi scrutinati, Zingaretti risulterebbe vincitore con una percentuale compresa tra il 66% e il 66.5%. Al secondo posto Maurizio Martina con un risultato tra il 22,5% e il 23%. Al terzo posto Roberto Giachetti con un risultato tra il 12,5% e il 13%.
Si capisce che il calcolo è stato particolarmente faticoso. Perché sommando anche solo le ipotesi minime (66% + 22,5% + 12,5%) si ottiene un impossibile 101%. Evidentemente qualcuno dei tre candidati dovrà rinunciare a qualche punto di percentuale.

Ben si comprende allora come non possa esserci ancora un accordo sui numeri dei delegati all’assemblea regionale. Nel tardo pomeriggio l’agenzia Adnkronos da notizia di un primo calcolo riferito in ambienti parlamentari del Pd: a Zingaretti andrebbero circa 650 dei mille delegati dell’assemblea, circa 250 a Martina e di conseguenza circa 100 a Giachetti. Che però a stretto giro smentisce «categoricamente», esibendo i suoi calcoli: «I delegati della nostra mozione saranno non meno di 150».

Sono polemiche non in grado di rovinare la bella giornata per il partito democratico. Allietata in serata da altri numeri, stavolta stime. Le diffonde il telegiornale di La7: secondo un sondaggio Swg il Pd è ormai a poco più di due punti di distanza dal Movimento 5 Stelle (erano 14 alle elezioni dell’anno scorso). Con la Lega stabile al 33,4%, il M5S perderebbe ancora mezzo punto fermandosi al 22,1% e il Pd risalirebbe di oltre un punto per raggiungere il 19,8%. Le note in piccolo informano che il sondaggio è stato effettuato in buona parte prima delle primarie, tra il 27 febbraio e il 4 marzo.
Il dato certo che induce all’ottimismo è quello della partecipazione. Certo, ma anche questo ancora parziale, dal momento che la commissione per il congresso comunica che «l’affluenza dovrebbe attestarsi attorno al milione e seicentomila elettori». Molti di più di quel «milione almeno» che tutti e tre i candidati avevano auspicato prima, senza nemmeno eccessiva prudenza.

Si tratta di un calo rispetto alle ultime primarie, quelle vinte da Renzi su Orlando ed Emiliano nel 2017. Ma un calo molto contenuto, di circa 200mila elettori, poco più del 10%. Assai più pesanti erano state le flessioni nei passaggi dalle primarie originali del 2007 (3,5 milioni di lettori) a quelle del 2009 (3,1 milioni) a quelle del 2013 (2,8 milioni) a quelle del 2017. La percentuale con la quale Zingaretti ha vinto, per quanto non ancora fissata, è alla fine molto vicina a quella raggiunta da Renzi due anni fa (era il 69%, solo due o tre punti in più).
La flessione nell’affluenza non è stata uniforma in tutte le regioni. Nel Lazio, la regione di Zingaretti, la partecipazione è addirittura salita, passando da 173mila elettori a 201mila. Numeri in aumento anche in Lombardia e Veneto. Al contrario flessioni significative, superiori al 10% nazionale, si sono registrate in Toscana (-25%), Sicilia (-28%), Puglia (quasi il 50% in meno, ma l’altra volta era in pista Emiliano) e anche Marche e Emilia Romagna. Flessione al di sotto della media nazionale (-5%) in Campania, una delle due sole regioni in cui Zingaretti è rimasto sotto al 50% (nella terra di De Luca, grande elettore di Martina, il governatore del Lazio si è fermato al 49,6% mentre in Calabria non è andato oltre il 45%). Non benissimo Zingaretti anche tra gli elettori della Basilicata (50,5%). Ma al di fuori di questi casi la sua è stata una vittoria distribuita su tutto il territorio nazionale. Il 66-67% complessivo è figlio di alcuni picchi, innanzitutto quello del Lazio, oltre il 75% (con Roma quasi all’80%). Ma anche in Friuli ed Emilia Romagna Zingaretti ha superato il 70%. Mentre nelle restanti regioni ha conquistato comunque il 60%.

A rovinare un po’ la festa il servizio messo in rete ieri sera da Fanpage, lo stesso sito che alcuni anni fa aveva resocontato brogli nello svolgimento delle primarie a Napoli. Stavolta l’inviata di Fanpage racconta di essere riuscita a votare per ben 11 volte a Milano, anche nello stesso seggio, semplicemente riferendo di non avere con sé la tessera elettorale. Ma sostenendo di abitare in un indirizzo vicino al seggio. Nel video pubblicato ieri sera online sono esibite anche le ricevute degli undici versamenti da 2 euro.