Letta ha avuto dall’assemblea del Pd l’equivalente virtuale di una standing ovation: 860 sì, 2 no e 4 astenuti. Certo si può dubitare che abbia conquistato davvero tutti con il suo lungo discorso, molto focalizzato su questioni che diremmo di metodo, sul partito, sulla coalizione. I renziani pentiti e in sonno del Pd avrebbero preferito Bonaccini, da tempo in corsa, amico del cuore di Zaia e proponente della soi-disant «buona» autonomia differenziata. È bene che sia stato almeno per ora fermato. Letta ci ha consegnato molti propositi e buoni sentimenti, ma non senza debolezze e silenzi. Il primo, fragoroso, sul...