L’associazione ambientalista Greenpeace ha denunciato che sette aziende romene che lavorano e producono mobili per la multinazionale svedese Ikea prendono il legname da alcune delle ultime foreste vetuste d’Europa, vale a dire quelle dove crescono alberi di età compresa tra 120 e 180 anni, nella regione dei Carpazi. A scoprirlo è stata la sezione di Greenpeace dell’Europa centro-orientale, che ha condotto un’inchiesta sulle catene di approvvigionamento di Ikea.

La Romania è un paese ricco di foreste vetuste, specialmente nella zona dei Carpazi, dove si trovano ancora orsi bruni, linci, lupi e perfino bisonti, i più grandi animali selvatici terrestri rimasti in Europa. Il motivo è legato al fatto che durante il comunismo le foreste furono nazionalizzate e lasciate perlopiù intatte.

Con la fine del regime di Ceausescu nel 1989, e soprattutto con l’ingresso nell’Unione europea nel 2007, molte foreste furono vendute a privati e diventarono un’importante risorsa da sfruttare, in particolare per l’industria dell’arredamento, dato che i faggi e gli abeti, che sono molto diffusi in Romania, sono particolarmente usati. Oggi si calcola che le foreste vetuste siano circa il 7 per cento di tutte le foreste del Paese, ma negli ultimi vent’anni a causa della deforestazione ne ha perse più del 50 per cento. Secondo Greenpeace Romania, tra il 2013 e il 2018 dalle foreste del paese sono stati presi 38,6 milioni di metri cubi di legno, più del doppio della quantità autorizzata dallo stato, che è di 18,5 milioni.

GLI ECOLOGISTI SONO ANDATI A VISITARNE alcune protette dalla direttiva europea Natura 2000, che tutela la biodiversità e gli habitat naturali. Hanno individuato alcune aree disboscate, hanno identificato i depositi dove il legname viene trasportato e lavorato, e i mobilifici che riforniscono. Una trentina di prodotti provenienti da questi fornitori, che hanno come cliente principale la multinazionale svedese, sono stati individuati nei negozi Ikea in tredici Paesi, tra cui l’Italia.

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Per questo Greenpeace ha lanciato una petizione on line indirizzata al suo amministratore delegato Jon Abrahamsson Ring, chiedendogli di fermare la deforestazione. Ikea non ha contestato le informazioni fornite da Greenpeace, ma ha replicato sostenendo che «le pratiche di approvvigionamento descritte nel rapporto sono legali e conformi sia alle leggi locali, sia a quelle dell’Unione europea, oltre a essere certificate dal Forest Stewardship Council (Fsc)», un ente che ha tra i proprietari la stessa Ikea e che garantisce la provenienza del legno da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, economici e sociali. Greenpeace ha controreplicato che «se è vero che quello che fa Ikea è legale, ciò non vuol dire che sia sostenibile».

Inoltre, Fsc è da tempo criticata dagli ambientalisti perché fornisce le certificazioni e le conferma sulla base di ispezioni programmate fatte da società terze che sono pagate dalle aziende di produzione del legname.

NON È LA PRIMA VOLTA CHE IKEA VIENE ACCUSATA dagli ecologisti di procurarsi il legname in maniera dubbia. Nel 2016 il giornale web Romania insider scrisse che aveva comprato 33.600 ettari di foreste proprio in Romania, dalle quali a luglio del 2015 aveva ricavato 55 mila metri cubi di legno. In cambio, aveva piantato un milione di nuovi alberi per rigenerarle. Secondo Romania insider, il piano della multinazionale svedese era di acquistare foreste per avere il controllo dell’intera filiera del legno senza dipendere da nessuno. Per questo costituì anche una società apposita e oggi è il più grande proprietario privato di foreste in Romania. Nel 2022, l’organizzazione ambientalista rumena Agent Green denunciò che Ikea avrebbe commesso irregolarità nella gestione delle foreste rumene e avrebbe ottenuto vantaggi dal mercato illegale di legname.

NEL 2020 IL DIPARTIMENTO FEDERALE dell’economia svizzero aprì un’inchiesta sulla multinazionale per false dichiarazioni sulla provenienza del legno. In quel caso la compagnia si difese sostenendo che le etichette vengono apposte a mano nei negozi e che per questo ogni giorno se ne perdono da 80 a 100.

Nel 2021 un’altra inchiesta dell’organizzazione ambientalista britannica Earthsight, intitolata «La casa degli orrori di Ikea», denunciò che Ikea ha venduto per anni mobili per bambini provenienti dal disboscamento illegale di foreste in Russia, con la certificazione internazionale del Fsc. Secondo l’inchiesta di Earthsight, Ikea aveva acquistato legname da un gruppo di società colpevoli di aver abbattuto illegalmente circa quattro milioni di alberi nelle foreste siberiane. Il legname era certificato come legale e sostenibile dal Fsc e veniva spedito a un produttore indonesiano che riforniva i negozi della multinazionale svedese in tutto il mondo. Tra i mobili incriminati, quelli per bambini Sundvik, che comprende sedie, tavoli, letti e armadi, e la casa delle bambole Flisat.

SEMPRE EARTHSIGHT HA DENUNCIATO che tra il 2018 e il 2020 legname proveniente dai Carpazi ucraini, ottenuto illegalmente dall’azienda VGSM, sarebbe stato venduto a Ikea e a Plimob, una società rumena che ha in appalto la produzione di sedie per Ikea. Anche altre due società fornitrici di Ikea, Egger e Kronospan, sono state accusate di importare e usare legname ottenuto illegalmente. Ikea si è difesa dicendo di aver condotto un’indagine interna che non ha trovato prove del fatto che nella sua catena di approvvigionamento sia stato usato legname prodotto commettendo abusi.