Ho incontrato Piero Gelli nell’inverno del 1958 a Firenze, dove vivevo da poco più di un anno in un minuscolo spazio – non lo si poteva dire appartamento – accanto alla chiesa di Santa Felicita, che ospita uno dei quadri più belli e più tristi del mondo, la Discesa dalla Croce del Pontormo. Piero era del 1938, io del ’36. Io venivo da L’Avana ed ero a Firenze per finire l’università: non aveva ancora vinto la rivoluzione di Castro ma nella mia città non si poteva studiare più. Piero era di Sesto Fiorentino e mi venne presentato da un suo...