Nonostante tutto, Cuamm Medici con l’Africa resta in Sud Sudan. Nell’ospedale di Lui nella contea Western Equatoria continuano a lavorare un chirurgo, un pediatra, un’infermiera e un’amministrativa. In quello di Yirol (Lake States) sono rimasti un ginecologo e un’anestesista-pediatra.

Prima dell’esplosione di violenza fra lealisti e ribelli, l’ong contava su una ventina di volontari e cooperanti. Il Cuamm ha attivato la sua presenza in Sud Sudan nel 2006 proprio con la ristrutturazione dell’ospedale di Yirol. Nel 2009 viene firmato un accordo con il Ministero della Sanità per rafforzare il sistema sanitario. Con l’indipendenza del paese (9 luglio 2011) sono stati rafforzate le attività nel territorio, in particolare con le «cliniche mobili» per l’assistenza degli sfollati. Ammontava a 1,6 milioni di euro il budget stanziato per i progetti del Cuamm in Sud Sudan.

Don Dante Carraro, direttore dell’ong padovana da oltre 60 anni in prima linea in Africa, ha seguito “in diretta” il rientro dei volontari e soprattutto si è impegnato a diffondere le informazioni di prima mano sull’evolversi della lotta politica che ha registrato conflitti armati e attacchi agli stessi caschi blu dell’Onu. Negli ultimi giorni a Juba, la capitale, c’è relativa calma: non si spara e la vita riprende gradualmente, ma con i check-point e molti militari schierati. L’aeroporto ha ripreso a funzionare con i voli che via via tornano operativi.

Paolo Setti Carraro, chirurgo in servizio nella struttura del Cuamm, offre la sua testimonianza: «L’ospedale di Lui è a circa 200 km a ovest di Juba. ll principale motivo di preoccupazione per noi è la presenza in zona di unità dell’esercito. Sono accorpate, abitualmente, in base all’etnia. Il che non esclude che i ranghi militari prevedano posizioni di comando, in genere conquistate sul campo nel corso della guerra contro il Nord Sudan, affidate a ufficiali di etnia diversa». E il medico volontario fa anche il punto della situazione del Sud Sudan: «In generale si parla di Dinka contro Nuer, ma va ricordato che i Dinka sono composti da decine di gruppi tribali diversi, non sempre in buon rapporto tra loro e che le etnie del Sud Sudan sono ben 52. Si pone quindi un problema di catena di comando, di affiliazione politica (Macher, che è Nuer, ha alleati anche tra i Dinka e altre etnie) e non solo di etnia tout-court».

Lui è l’unica struttura sanitaria della mega-contea. Il Cuamm Medici con l’Africa negli ultimi anni ha lanciato la campagna «Prima le mamme e i bambini» con l’obiettivo di raddoppiare in 5 anni il numero dei parti assistiti nei distretti sanitari gestiti in Angola, Etiopia, Uganda e Tanzania. In Sud Sudan nel 2013 la ong padovana ha garatito oltre 53 mila visite ambulatoriali, 13 mila ricoveri nei due ospedali, 1.461 parti sicuri e più di 47 mila vaccinazioni.