Al cospetto della musica dei Måneskin non si sa mai cosa aspettarsi. Un turbinoso concentrato di rimandi alla vecchia scuola del rock anni settanta, dove le citazioni spesso e volentieri sono – a detta di alcuni – paragonabili a simil plagi. Invidia? eccessi snob? Quel che è certo, è che il quartetto romano nel giro di un paio di stagioni è riuscito là dove nessuna altra band – o solista – del belpaese era mai riuscito in precedenza: conquistare un’audience mondiale arrivando perfino nell’inavvicinabile patria del pop rock mainstream per eccellenza, gli Stati uniti. Due anni – al netto della...