Dopo il caos del 29 novembre scorso innescato dall’invocazione, da parte della Commissione Europea, dell’articolo 16 del protocollo nordirlandese, in seguito all’annuncio di AtraZeneca della riduzione nei rifornimenti dei vaccini, sembra essere in corso, in Irlanda del Nord, una vera escalation di dichiarazioni e comportamenti minacciosi della pace apparente.

Il protocollo firmato da Regno unito e Ue per scongiurare un “confine duro” tra le due Irlande, accordo che di fatto prevede una frontiera più soft al largo delle coste di Belfast, viene ritenuto dagli unionisti più oltranzisti una resa all’idea che il Nord debba essere abbandonato a se stesso, e che questo sia il primo passo verso la riunificazione con la Repubblica d’Irlanda.

Il Dup, in grave perdita di consensi per aver negoziato con Boris Johnson il protocollo stesso, ne richiede ora a gran voce una revisione, e si spinge a reclamare che venga attivato, ma da parte britannica stavolta, l’articolo 16. Si creerebbe così automaticamente un blocco doganale al confine con la Repubblica, e si tornerebbe allo scambio senza controlli tra il Nord e la madrepatria. La leader del partito, Arlene Foster, ha lanciato persino una petizione online in tal senso, che in un giorno ha ottenuto quasi 100 mila firme.

Per le strade intanto iniziano a vedersi graffiti niente affatto rassicuranti che invitano gli addetti ai controlli portuali a non recarsi al lavoro, pena la loro stessa incolumità. Martedì scorso si erano poi riviste squadre di incappucciati lealisti che indisturbati avevano mostrato i muscoli in città. Un gruppo di quaranta persone vestite in stile paramilitare e capitanate da Stephen ‘Mackers’ Matthews, un leader della Uvf, hanno sfilato, sotto gli occhi di agenti di polizia che non hanno minimamente pensato di dover intervenire, nella zona di Pitt Park, a Belfast Est. Si registra poi un incremento esponenziale di scritte settarie (tra cui la famosissima Kat – Kill All Taigs, ove l’ultimo termine sta per «cattolici») in varie parti della provincia.

La comunità nazionalista-repubblicana non si sente affatto protetta dalle forze dell’ordine; anzi, da più parti si alzano voci di critica per il loro doppiopesismo.

L’evento clou dei giorni scorsi è stato l’arresto di Mark Sykes, il 5 febbraio, durante la commemorazione di uno dei tanti eccidi efferati compiuti dai lealisti: l’attentato davanti al negozio di scommesse Sean Graham del 1992 in cui persero la vita cinque persone. Sykes stava ponendo, con pochi altri familiari delle vittime, una corona di fiori, quando la polizia ha interrotto l’evento e, nel tentativo di far disperdere i presenti, l’ha poi arrestato. Le pesanti critiche al loro operato hanno condotto il capo della polizia Simon Byrne quasi alle dimissioni.

La tensione per le strade era già stata aggravata, nei giorni precedenti, da un ennesimo fatto di sangue. La notte del 2 febbraio, Daniel McClean, un presunto informatore interno di Oglaigh na hEireann, gruppo paramilitare nato da una scissione all’interno della Real Ira nel 2009, è stato freddato da uomini vestiti in stile paramilitare, nella sua auto a Belfast nord.

McClean era stato un membro dell’organizzazione, prima di esserne espulso due anni fa allorché si seppe della sua precedente affiliazione nei ranghi della Udr – un regimento dell’esercito britannico reclutato localmente in Irlanda del nord, e noto per tanti omicidi commessi in collusione con i paramilitari lealisti. McClean sapeva delle minacce di morte, annunciate perfino in alcuni graffiti nel 2019, e intendeva lasciare il paese; ma a trattenerlo erano alcuni problemi con la giustizia e una condanna per possesso di armi da fuoco.

Sono stati disposti due arresti tra i ranghi dei dissidenti repubblicani, ed è emerso che McLean stesse preparando un attentato per decapitare l’intera leadership di Oglaigh na hEireann.