Ne sono noti al mondo poco più di 200, non superano qualche km di diametro, contengono spugne, meduse e coralli rari ed unici: sono i laghi marini, piccoli specchi di acqua salata, vicini ma staccati dal mare, e ad esso collegati attraverso minuscoli canali sotterranei con cui scambiano acqua. Serbatoi di biodiversità, sono come delle isole d’acqua: attraverso il loro studio è possibile aggiungere tasselli allo straordinario viaggio dell’evoluzione della vita nonché comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici.
Lisa Becking è una giovane biologa marina della Wageningen University & Research in Olanda e partecipa alle politiche governative di conservazione della natura. Da ricercatrice appassionata di mare è diventata esperta di questi peculiari ecosistemi che sono dei veri e propri laboratori naturali.

Perché i laghi marini sono importanti?

Per una serie di ragioni. Innanzitutto, mari e oceani sono immensi e ricchissimi di biodiversità: anche in distanze di pochissimi chilometri possiamo osservare grandissime variazioni nel numero delle specie, nel tipo di specie. Questo per i biologi è molto interessante, e per quelli che in particolare si occupano di conservazione è fondamentale capire il perché di questa distribuzione di specie, quali sono le cause. È il tipo di ambiente? È la storia di quel preciso luogo? È casuale? Qui arriva l’importanza dei laghi marini, che essendo dei corpi di acqua marina completamente circondati da terraferma sono più piccoli e più definiti; osservando una certa quantità di laghi possiamo farci un’idea di come nel tempo e in quali circostanze si è creata quel tipo di biodiversità. Sono come delle isole, però di acqua!

Che cosa avete scoperto fino ad adesso con il vostro team di ricerca?

I laghi marini contengono un numero molto alto di specie endemiche, ovvero che vivono in aree piccole. Possono essere definite specie uniche. Questo generalmente significa che lo status di conservazione di quell’ambiente è alto. Poi, ogni lago marino ha condizioni diverse, per esempio in temperatura o grado di acidità delle acque: dal punto di vista genetico possiamo osservare in che modo le specie si sono adattate ai differenti tipi di ambienti. Inoltre queste popolazioni, ovvero gruppi di specie diverse, si sono separate da altre popolazioni solo circa duemila anni fa, quindi sono molto giovani dal punto di vista evolutivo; ciononostante abbiamo notato una divergenza molto marcata, cioè le specie sono diventate molto diverse da popolazione a popolazione e lo hanno fatto in un tempo breve. Questo è abbastanza straordinario.

Avete individuato nuove specie?

Assolutamente sì! Molte specie sono nuove o non ancora descritte. Al momento ne abbiamo classificate due e siamo in procinto di farlo con altre, ma abbiamo bisogno di tempo! Arrivare a definire una nuova specie ne richiede molto: sono necessarie moltissime misurazioni, ricerche d’archivio che arrivano a prendere in considerazione anche articoli molto vecchi, pubblicati magari 18-20 anni prima, e recuperare campioni simili da altri musei. Insomma un processo molto lungo.

Perché è necessario proteggere i laghi marini?

Sono fortemente convinta che è necessario preservare tutti i differenti tipi di habitat ed ecosistemi del mare, al di là della loro utilità per l’uomo, perché la biodiversità ha un valore in sè, e non solo dal punto di vista ecologico. Dopodiché la metà dell’ossigeno che respiriamo proviene dal mare, oppure pensiamo all’importanza del pesce per la nostra sopravvivenza alimentare. Inoltre sono sistemi che non conosciamo ancora bene, soprattutto come sono collegati ad altri ambienti, come le mangrovie, la barriera corallina, le praterie marine. Allo stesso tempo queste aree sono bellissime, e quindi possono anche funzionare da attrazione turistica.

Quale il futuro di questi preziosi ecosistemi ora che sono stati scoperti, quale la strategia migliore per proteggerli, per non correre il rischio di perderli a causa di un utilizzo sbagliato?

Per progredire nella comprensione di questi sistemi è necessario scoprire, ma siamo consapevoli che questo comporta un rischio e una responsabilità. Per questo siamo stati molto attivi nella documentazione delle nostre scoperte, nel coinvolgimento delle popolazioni e delle autorità locali. Io lavoro nella Papua Occidentale e in Indonesia, in luoghi isolati dove la gente dipende molto dal mare e un turismo ecologico e restrittivo potrebbero rappresentare un’opportunità di lavoro, se ben regolata. Sarebbe bello che tutti i laghi marini venissero preservati integri, ma è necessario trovare un equilibrio, dentro il quale qualcosa deve essere sacrificato per motivi di studio o di sviluppo. Quello che noi raccomandiamo è che solo alcuni vengano per esempio utilizzati per motivi turistici, mentre la maggior parte devono rimanere vergini. In una disciplina come la conservazione ciò che è essenziale è non concentrarsi su un singolo habitat ma osservare ed agire sui sistemi nel loro complesso.