I grillini scaldano i motori
La kermesse Al grido di «onestà, onestà» è cominciata la due giorni dei pentastellati per accreditarsi forza di governo e per lanciare la sfida elettorale di primavera. Erano in 20-30 mila, molti giovani ma non solo all’autodromo emiliano arrivati da tutta Italia. Sul palco, tra i giovani big Di Maio e Di Battista, anche Dario Fo. Con Casaleggio. La lunga attesa per il comizio notturno di Beppe Grillo
La kermesse Al grido di «onestà, onestà» è cominciata la due giorni dei pentastellati per accreditarsi forza di governo e per lanciare la sfida elettorale di primavera. Erano in 20-30 mila, molti giovani ma non solo all’autodromo emiliano arrivati da tutta Italia. Sul palco, tra i giovani big Di Maio e Di Battista, anche Dario Fo. Con Casaleggio. La lunga attesa per il comizio notturno di Beppe Grillo
«Onestà, onestà, onestà». La scandisce bene la parola il popolo grillino quando dal palco dell’autodromo di Imola Alfonso Bonafede, portavoce e deputato del Movimento 5 Stelle, racconta con fare quasi da profeta biblico come sarà l’Italia del futuro, quella governata dal Movimento di Grillo e Casaleggio. «Non ci saranno più mazzette nè finanziamenti alla politica. I giornalisti non saranno imbavagliati dai politici e i politici non saranno più liberi di fare quel che vogliono. L’Italia sarà bella e giusta, getteremo il seme dell’onestà». Ad ascoltare lui e gli altri interventi 30 mila persone pronte a emozionarsi fino alle lacrime, quando ad esempio il microfono lo prendono i parenti delle vittime della strage di Viareggio, e a arrabbiarsi, fischiare e insultare appena dal discorso spuntano fuori i nomi di Giorgio Napolitano, di Matteo Renzi o di Silvio Berlusconi.
A Imola il Movimento mette in campo la prima di due giornate che nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbero segnare la svolta della maturità. «Governiamo noi», si sente dire – e cantare – dal palco. E il messaggio lo conferma appieno la scelta di dedicare la stragrande maggioranza degli stand agli eletti, 1800 in tutta Italia tra assessori, sindaci, consiglieri regionali e comunali, deputati e senatori.
Il gazebo dei meet-up, gruppi web che fino a pochi anni fa rappresentavano l’ossatura del movimento, sta dietro tutti gli altri stand, vicino all’area giochi per bambini. La prospettiva è quella elettorale, e il primo turno per il Movimento arriverà con le comunali a Roma, Milano, Bologna. Poi, se le cose andranno bene, ci sarà l’assalto vero al Pd di Renzi, magari con l’ausilio di una legge elettorale capace di garantire al partito vincitore un’ampia maggioranza. «Non dite che vogliamo conquistare le città, vogliamo cambiarle in meglio, restituirle ai cittadini e dimostrare che possiamo governare il paese», dice il deputato M5S Luigi Di Maio mentre si mette in posa con i fan per le foto di rito e stringe le mani di tutti quelli che gli si affollano attorno. «Come sceglieremo la classe dirigente? Rispettando le nostre regole e candidando persone pulite. Guardatemi, nel 2010 ero un attivista come tutti, ora sono vicepresidente della Camera e poi me ne andrò, lasciando il posto a tutti quelli che sono venuti qui oggi. Fra qualche anno saranno deputati, sindaci, consiglieri». Non è tempo di polemiche o di contestazioni, come successo in passato. E non è nemmeno più tempo delle furibonde discussioni sulle epurazioni degli anni scorsi.
Cose, appunto, del passato. Di Maio e Di Battista, i due frontman del momento, girano tra gli stand in forma smagliante, rilasciano dichiarazioni a raffica, sorridono, dispensano fiducia e danno consigli a tutti. Il sindaco di Parma Pizzarotti, in passato vera spina nel fianco di Grillo e Casaleggio, si aggira un po’ solitario per l’autodromo. «Non sono stato chiamato a parlare sul palco», dice amareggiato. Ma dallo stand del movimento 5 Stelle Parma nessuno sembra volerlo seguire. «Le cose vanno bene – dicono attivisti e consiglieri presenti – stiamo portando avanti il programma e riducendo il debito della città. Magari il sindaco incontrerà Casaleggio e si riavvicineranno, chi lo sa». Casaleggio tra gli attivisti si fa vedere ma dice poco se non uno scontato «siamo pronti per governare».
Ai big, Dario Fo e Beppe Grillo, tocca la prima serata. Fo si lancia in un monologo sulla cultura con la folla che si riscalda fischiando al nome «del fantastico Matteo». E giù fischi. Gli apllausi invece arrivano quando l’artista milanese si scaglia contro l’abolizione dell’articolo 18, che Renzi ha deciso «per rispettare i dettami dell’associazione dei padroni».
Poi tocca a Luigi Di Maio. «Quando saremo al governo tutti dovranno contribuire», dice ricordando la piattaforma web che i grillini usano per discutere le loro proposte di leggi. Di Maio parla della crisi economica, degli italiani che pagano le tasse e che sono in difficoltà, e per questo chiede con forza il reddito di cittadinanza, attacca le slot machine e la riforma Fornero, ricorda i referendum disattesi. «Per il governo i cittadini valgono zero».
Tra banchetti, palco principale e quella sorta di speaker corner che sono le Agorà a 5 stelle si parla di sanità, ambiente, migrazioni. Ma le stelle polari dei 5 Stelle restano sempre quelle: onestà e della trasparenza. E poco importano le sbandate a destra che ogni tanto colgono il Movimento. Basterà per governare? Tra il pubblico, nella lunga attesa del comizio clou di Beppe Grillo – che interverrà in tarda serata dopo il guru Casaleggio («abbiamo il doppio degli iscritti del Pd», tante famiglie con bimbi, molti trentenni e quarantenni. Alla fine, nonostante gli annunci dal palco, i numeri della prima giornata, agenzie alle mano, diranno 20-30 mila persone, forse pochissimo di più per lo spettacolo serale di Dario Fo. Comunque nulla a che vedere con le centinaia di migliaia preannunciate dagli organizzatori.
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