Più è piccolo lo spazio all’interno di una libreria più sono le attività culturali che vi vengono organizzate. Di questo strano paradosso è ottimo esempio la Libreria Trame nel centro storico di Bologna. Due vetrine richiamano l’attenzione di chi passa e appena entrati si viene accolti oltreché dalla sempre presente Nicoletta Maldini (cofondatrice nel 2005 assieme a Orsola Mattioli e Anna Vezzoli, le tre socie provenienti da ambiti lavorativi e culturali diversi e complementari) da molti scaffali e tavoli colmi di volumi sistemati in tre sale.

Mentre ci aggiriamo per «cercare» la mostra Gradini, dodici scatti fotografici di Maria Ciotti, a cura di Giovanna Cosenza, notiamo che spuntano riquadri di parete bianca creati per ospitare le mostre organizzate durante l’anno, soprattutto in occasione della Fiera del libro per ragazzi.

L’ESPOSIZIONE CONSISTE in tre composizioni aleatorie di quattro fotografie per un totale di dodici «scatti rubati» realizzati nei mesi primaverili del lockdown nelle vie del centro di Bologna, cogliendo con l’obiettivo puntato su quella realtà surreale alcune delle persone sedute sui «gradini» – appunto – di San Petronio, direttamente dirimpetto a Piazza Maggiore, o su quelli obliqui davanti a Sala Borsa, la magnifica biblioteca comunale, o del vicino Palazzo Re Enzo, nonché sul Crescentone di Piazza Grande – come aveva chiamato Dalla, in una canzone, l’amato punto d’incontro dei bolognesi.

I PRIMI QUATTRO presentano un uomo dal corpo ingombrante sorpreso di lato, una silhouette che pare uscita da un fotogramma del film Fantozzi. Accanto ci sono tre scatti (tutti rigorosamente in bianco e nero, conferendo loro un tocco da anni 60/70a, non ultimo per l’effetto creato sull’abbigliamento delle persone raffigurate che annulla ogni riferimento all’oggi), scatti che documentano ragazzi e ragazze seduti sui gradini di San Petronio: due sono colti nel corso di una animata discussione sulle pagine aperte di un librone, altri due con mascherina ripiegati sui monitor dei loro smartphone.

Il quarto scatto trasmette un notevole sapore neorealista: una donna pensierosa con lunghi capelli neri è seduta sugli estesi gradini bianchi davanti alla biblioteca Sala Borsa, sullo sfondo appare la teca con le fototessera dei tanti partigiani fucilati davanti a quel muro da parte dei fascisti (con i nazisti), mentre la (sua?) bici giace sdraiata a terra, e fa pensare all’Agnese del film Agnese va a morire di Giuliano Montaldo del 1978 (basato sul romanzo omonimo autobiografico di Renata Viganò del 1949 che narra le esperienze vissute assieme al marito come partigiani sull’Appenino tosco-emiliano).

LA SUCCESSIVA composizione a quattro in mezzo ai libri mostra una coppia innamorata, una donna sola ripresa di schiena che guarda la piazza vuota, e ancora due giovani seduti sul gradino del Crescentone, come si chiama la parte interna della Piazza, seduti a mo’ dei «ragazzi selvaggi» in Gioventù bruciata. Una sorta di Anna Magnani solitaria vaga sugli scalini ad angolo acuto in fondo alla scalinata della grande chiesa che domina Piazza Maggiore.

Ancora anni 60, ancora due donne, dai lunghi capelli biondi, una con un cappello come avrebbe potuto indossarlo Brigitte Bardot, mentre con la mano si massaggia un piede nudo e parla con l’amica che accanto a sé tiene una borsa della spesa. Un’altra coppietta rispecchia il nostro tempo, invece, nonostante le tinte scolorate dalla grana fotografica: a gambe intrecciate l’una nell’altro, sono entrambi riversi sui loro smartphone: uniti nel mondo reale sono separati dai loro mondi virtuali.

Marta Ciotti scrive libri scolastici per Loescher, un ramo di Zanichelli edizioni, e ha riscoperto la passione per la fotografia, mentre la curatrice Giovanna Cosenza, amica e collaboratrice di PerWilma, associazione culturale, è docente di arti visive. La mostra è visitabile fino al 30 settembre.