Riprende il confronto tra governo e regioni sui 21 parametri che determinano l’attribuzione della zona gialla, arancione e rossa con il Natale dietro l’angolo e lo spettro del crollo dei consumi. Il criterio seguito dal governo è stato duramente contestato da molti governatori di diversi schieramenti: in Conferenza Stato – Regioni i parametri sono stati definiti «inadeguati» chiedendo che venissero ridotti a 5. All’incontro di oggi pomeriggio parteciperà il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, quello della Salute, Roberto Speranza, e il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro.

L’ALA RIGORISTA, capitanata da Speranza e sostenuta dai tecnici, è contraria ad allentare le misure restrittive (come l’idea di differenziare le province all’interno delle regioni, allungare l’orario dei ristoranti o far slittare il coprifuoco alle 23) né intende modificare gli indicatori. Il governatore della Lombardia ha messo le mani avanti: «È importante che il Natale venga vissuto con una certa libertà. Se rinviamo, c’è il rischio che ci siano conseguenze». E il collega del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «La decisione deve essere politica. Non va lasciata a un algoritmo».

BOCCIA ieri ha commentato: «Il modello del lockdown nazionale non è riproponibile. Gli indicatori sono gli stessi sui quali la Cabina di regia ha lavorato da maggio e continuerà a farlo». Ma ha lasciato un margine di manovra: «Se dovesse venire fuori dalla Cabina di regia una valutazione scientifica che possa consentire a un parametro di essere ponderato meglio o in maniera diversa, si può accogliere questo tipo di contributo. L’unica cosa che non possiamo fare è politicizzare i parametri». Domani potrebbero arrivare nuovi verdetti con una differente colorazione dei territori. Il 27 novembre la Lombardia (che resta la regione più colpita dal Covid) potrebbe tornare arancione, l’Emilia Romagna potrebbero tornare in giallo. La Puglia invece potrebbe essere alla vigilia della zona rossa.

SONO STATI 34.282 i nuovi casi di Covid-19 su 234.834 tamponi, in aumento di rispetto al giorno precedente (208.458): sono i dati del bollettino di ieri del ministero della Salute, che mostrano una crescita lineare ma sostenuta. Il numero dei morti è salito di 753 persone per un totale di 47.217. Ancora in calo la percentuale dei positivi-tamponi, che scende a 14,5 mentre martedì era 15,4. Sono 58 in più rispetto al giorno precedente i pazienti positivi al Covid-19 ricoverati nelle terapie intensive in Italia. Il totale dei posti occupati ammonta oggi a 3.670. I ricoverati con sintomi sono 430 in più, 33.504 complessivamente. In netto aumento i guariti: sono stati 24.169 ieri, per un totale da inizio pandemia di 481.967.

LA LOMBARDIA resta la regione con il maggior numero di casi: più 7.633 ieri (363 paucisintomatici) su 38.100 tamponi; 182 i morti. In terapia intensiva 903 persone (più 9 su martedì), mentre i ricoverati ordinari sono 8.323 (più 172). Segue la Campania con 3.657 positivi (450 sintomatici) su 23.479 tamponi. Si sono registrate 1.169 guarigioni e 75 deceduti (tra il 3 e il 17 novembre); 200 i posti di terapia intensiva occupati, 2.259 quelli nei reparti ordinari. Terzo il Piemonte con 3.281 casi in più (1.094 asintomatici) su 17.755 tamponi. E poi Veneto (+2.972), Lazio (+2.866), Toscana (+2.508), Emilia Romagna (+2.371).

È OCCUPATO DA PAZIENTI Covid il 42% dei posti in terapia intensiva, un dato del 12% oltre la soglia limite del 30. Un’allerta che riguarda 17 regioni su 21, una settimana fa erano 10. L’allarme è arrivato ieri dal monitoraggio, aggiornato al 17 novembre, dell’Agenas. I posti nei reparti di medicina occupati da pazienti Covid sono il 51% a livello nazionale, rispetto alla soglia critica del 40%: anche questo un dato stabile ma che ora riguarda 15 regioni, a fronte delle 12 della settimana precedente.

PER LE TERAPIE INTENSIVE, sono sopra il limite: Abruzzo (37%), Basilicata (33%), Calabria (34%), Campania (34%), Emilia Romagna (35%), Lazio (32%), Liguria (53%), Lombardia (64%), Marche (45%), Bolzano (57%), Trento (39%), Piemonte (61%), Puglia (41%), Sardegna (37%), Toscana (47%), Umbria (55%), Valle d’Aosta (46%).