Tutti in campo. Anzi, no. E poi sì, con il calcio italiano che ha offerto oggi una delle pagine più nere della sua recente e disastrosa, storia.

La scorsa notte, la conferma del premier Giuseppe Conte: partite di campionato a porte chiuse, la palla che continua a rimbalzare.

Dopo qualche ora, l’invito del presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi, con una lettera al premier Conte, ai presidente di Coni, Figc, Lega: fermare tutto, scarpini riposti, rischio troppo alto di contagio per gli atleti (che hanno meditato uno sciopero per il weekend, poi rientrato), per gli arbitri, per gli addetti ai lavori.

Paura dell’epidemia, arbitri di Serie C in arrivo dalle zone rosse, il buonsenso di dare un altro segnale importante al Paese che soffre e che spesso sta mostrando di non aver capito che è in corso un’emergenza sanitaria e sociale: il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha assecondato le richieste degli addetti ai lavori – contraddicendo la linea Conte, espressa dieci ore prima –, condividendone le preoccupazioni, chiedendo lo stop alla A (e criticando la condotta di Sky e della Lega) pochi minuti prima di Parma-Spal delle 12,30.

Una scenetta irreale allo stadio Tardini, in una delle 14 province sigillate per decreto: i calciatori delle sue squadre a un passo dal terreno di gioco, in calzoncini e maglietta, poi il rapido dietrofront, negli spogliatoi in attesa di decisioni.

Smarrimento generale per giocatori, allenatori, fischietti. Appunto, decisioni. Lasciate dal Governo (che non ha il potere di sospendere un campionato ma che può e deve esercitare il suo potere in un momento così complesso nella vita italiana), dal ministro dello Sport nelle mani della Lega, incrocio di poteri, veti, interessi di bottega.

In sintesi, Lotito, Agnelli e gli altri patron che dettano la linea, la linea dei soldi, degli interessi, del pallone che si mette sopra tutto e tutti, scavalcando un potere – quello governativo – che anche in questa circostanza ha mostrato tutta la sua debolezza.

E dunque, in campo, con Parma-Spal alle 13,45 e il resto del programma rispettato, mentre treni colmi dal Nord riportano campani, calabresi, pugliesi a casa. Nel frattempo, la sceneggiatura ha offerto un altro succulento spunto: il Consiglio federale straordinario della Figc convocato per martedì 10, che con ogni probabilità – ma lo spettacolo offre sempre varianti ma Governo e Figc spingono per questa soluzione – dovrebbe decretare lo stop ai campionati di calcio, Serie A, Serie B (partite svolte anche nelle zone rosse…) e Serie C.

L'ingresso allo Stadium prima di Juve-Inter a porte chiuse, foto LaPresse
L’ingresso allo Stadium prima di Juve-Inter a porte chiuse, foto LaPresse

Con l’ovvio sospetto – siamo italiani fino in fondo -, che la Lega di A, con il permesso implicito del Governo, non abbia sospeso il pallone per non toccare i sottili equilibri ritrovati dopo le polemiche settimanali tra Juventus e Inter.

Insomma, la supersfida di Torino andava giocata. Il rischio contagio viene dopo. La stessa Lega di A che ha concesso ai tifosi dell’Atalanta, la scorsa settimana, di prendere parte alla trasferta di Lecce e che ha accusato il Governo di contribuire allo stato di confusione generale.

Per correre ai ripari, con il campionato messo ai box da martedì, la Lega avrebbe predisposto un piano B, con campionato slittato sino a giugno ed Europei (24 nazionali in 12 stadi, in tutta Europa) rimandati al prossimo anno.

Anche se l’Uefa, in contrasto con la Fifa, non mostra cedimenti. Per ora.

Nel frattempo sono in preparazione i Lotito-voucher: una specie di buono per i tifosi che avevano già acquistato i biglietti delle gare poi a porte chiuse, che potranno essere utilizzati per nuovi tagliandi o gadget. Il progetto, su incarico dei club, è stato affidato al presidente della Lazio.